33a Domenica del Tempo Ordinario (anno C), Luca 21,5-19
Con la vostra perseveranza salverete la vostra vita
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
In quel tempo, mentre alcuni parlavano del tempio, che era ornato di belle pietre e di doni votivi, Gesù disse: «Verranno giorni nei quali, di quello che vedete, non sarà lasciata pietra su pietra che non sarà distrutta».
Gli domandarono: «Maestro, quando dunque accadranno queste cose e quale sarà il segno, quando esse staranno per accadere?». Rispose: «Badate di non lasciarvi ingannare. Molti infatti verranno nel mio nome dicendo: “Sono io”, e: “Il tempo è vicino”. Non andate dietro a loro! Quando sentirete di guerre e di rivoluzioni, non vi terrorizzate, perché prima devono avvenire queste cose, ma non è subito la fine».
L'evangelista Luca, presenta nella "grande apocalisse" (Lc 21,5-36) una visione che abbraccia il cosmo e la storia, con l'annuncio degli eventi finali.
L'interrogativo sulla fine della vita e sul destino dell'universo ha sempre accompagnato l'esperienza umana, e soprattutto in tempi di crisi o di prova, questa domanda si fa più forte, esponendosi al rischio di trovare rifugio in risposte ingenue, inquietanti o eccessivamente assicuranti. Appartiene all'annuncio di Gesù e del suo Vangelo, la rivelazione delle ultime realtà, che non sono qualcosa di lontano o di occulto, ma racchiudono il senso e la direzione della nostra vita presente. Parliamo appunto di "apocalisse", parola che non significa "catastrofe", ma "rivelazione" di qualcosa d'ignoto; attraverso un linguaggio carico d'immagini e di tinte forti, Cristo ci svela la verità definitiva sulla storia e sulla nostra esistenza: "L'intento primo degli evangelisti è mostrare che non si sta andando verso la fine, ma verso il fine. Gesù non soddisfa il prurito di curiosità circa il futuro.
È venuto ad insegnarci che il mondo ha nel Padre il suo inizio e il suo termine, e ci chiama a vivere il presente in quest'ottica, l'unica che dà senso alla vita" (S. Fausti). L'avvio del discorso escatologico del Signore è l'annuncio della distruzione del tempio, riedificato dal re Erode in dieci anni, ma concluso solo nel 64 d.C. per le decorazioni (sei anni prima della sua distruzione ad opera delle legioni di Tito nel 70 d.C.): la successiva domanda circa il "quando" e circa "il segno" dell'imminente sventura esprime l'idea che la fine del tempio avrebbe segnato la fine stessa della storia. La distruzione del tempio, invece, agli occhi di Gesù, non è la fine del mondo, ma è un avvenimento storico che rappresenta ogni momento di crisi, che si verificherà nel cammino della storia, e diventa una sfida per i credenti, un'occasione per dare testimonianza della propria fede e della propria speranza. Gesù prende subito le distanze dalla curiosità e dall'ansia di conoscere date e segni della fine: "Badate di non lasciarvi ingannare".
È un avvertimento chiaro contro i falsi messianismi, contro coloro che, anche oggi illudono tanti con promesse o spaventano con annunci di una vicina la fine di questo mondo. Ciò che conta agli occhi di Cristo è indicare ai suoi discepoli il senso della storia travagliata che è segnata da "guerre e rivoluzioni", che conosce un dramma che si ripete e che si svolge anche ai nostri giorni. Il linguaggio apocalittico ricorre ad alcuni stereotipi, ma al di là del linguaggio, la realtà è chiara e la possiamo riconoscere con i nostri occhi: "Si solleverà nazione contro nazione e regno contro regno, e vi saranno in diversi luoghi terremoti, carestie e pestilenze; vi saranno anche fatti terrificanti e segni grandiosi dal cielo".
Questi pretesi segni della fine sono tutte realtà che devono avvenire, ma prima della fine, sono l'ordito della storia umana, storia purtroppo scandita dalla violenza, nelle sue tante forme, dalla potenza della natura, che a volte sconvolge le esistenze di tanti uomini - abbiamo negli occhi le immagini del devastante tifone delle isole Filippine - , eppure storia in cui è già presente ed operante, come un seme di vita, il Regno di Dio, iniziato nella risurrezione di Cristo. Dove si manifesta ora, nelle contraddizioni della storia, questo Regno presente come germe di salvezza? Nella testimonianza di coloro che hanno avuto il dono di incontrare e di conoscere Gesù, lo hanno seguito e sperimentano la sua presenza, che dona loro "parola e sapienza".
Perciò Gesù annuncia ai suoi le persecuzioni che dovranno subire e promette che nulla di loro andrà perduto: "nemmeno un capello del vostro capo". Nella luce della Pasqua, i discepoli sapranno che la morte e il male non avranno l'ultima parola, che, nonostante tutte le apparenti sconfitte, è Dio, nel suo amore fedele per noi, a tenere in mano il nostro destino. Proprio questa umile certezza diventa sorgente di pazienza, di dedizione lieta e gratuita a Dio e agli uomini, ed è questo l'unico modo autentico di vivere il nostro presente: non perdere tempo nell'indovinare quando sarà la fine, ma vivere i nostri giorni nella perseveranza della fede e nella sua semplice testimonianza al mondo.
Corrado Sanguineti
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