Domenica dopo Pentecoste, Mt 28, 16-20
Battezzate nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo
Il mistero della Santissima Trinità , Dio Unico e Trino, unico nella sostanza in tre persone, è al cuore della fede cristiana. Si parla spesso delle Tre grandi religioni monoteiste, si parla di 'popoli del libro', con riferimento ai nostri Fratelli Maggiori, i credenti di religione ebraica, e con riferimento ai discepoli di Muhammed Maometto. Yahvè, Allah, Dio è sempre unico, ed è certo vero che in queste tre religioni si è fatto conoscere attraverso delle Scritture Sacre.
Il mistero della Santissima Trinità , Dio Unico e Trino, unico nella sostanza in tre persone, è al cuore della fede cristiana. Si parla spesso delle Tre grandi religioni monoteiste, si parla di 'popoli del libro', con riferimento ai nostri Fratelli Maggiori, i credenti di religione ebraica, e con riferimento ai discepoli di Muhammed Maometto. Yahvè, Allah, Dio è sempre unico, ed è certo vero che in queste tre religioni si è fatto conoscere attraverso delle Scritture Sacre. Ma Scritture 'Sacre' sono per gli Hindu anche le antichissime Upanishad e i Veda; i Tripitaka (Sutta e Vinaya), trasmessi per secoli oralmente, sono divenuti anch'essi testi scritti fondamentali per il Buddismo, come pure le Mahayana Sutras, considerati tratti dalle parole originali del principe Siddartha, anche se messi per iscritto cinque secoli dopo la sua morte, e la lista potrebbe allungarsi. Quando noi cristiani parliamo di una manifestazione del Dio unico in Tre Persone, dopo aver sottolineato tutto quanto ci unisce alle altre grandi religioni, sottolineiamo anche quanto ci distingue. Sappiamo infatti che i nostri fratelli Ebrei non condividono - ad esempio - la nostra interpretazione di un famoso testo del libro della Genesi, che parla del desiderio divino di creare Adam: 'Facciamo adam a nostra immagine'. Per loro è solo un plurale maiestatico, per noi è una prima persona plurale che alza il velo su una dialettica, un dialogo all'interno stesso di Dio. Per automanifestazione sua, perché altrimenti non ci saremmo potuti arrivare. Solo Dio poteva dirci qualcosa di se stesso, la Trinità non ce la saremmo potuta inventare, per quanto intelligenti ci stimiamo. Quando veniamo accusati di questo, possiamo solo rispondere che non possiamo sapere niente di intimo di una persona se non perché lei stessa ce lo ha confidato, e ciò che è valido per le nostre amicizie umane, è valido anche per Dio. Un conto è intuire qualcosa di ciò che passa nel cuore di un fratello o di una sorella, un conto è fugare i dubbi perché lo stesso interessato/a ci fornisce una chiave di lettura del proprio stato d'animo, una luce che illumina il suo intimo. La pagina evangelica che leggiamo è una stupenda e matura sintesi di tutto il Vangelo di Matteo. Sono le sue ultime parole, la chiusura del libro intero. Senza voler a tutti i costi ricomporre il numero 12, Matteo ci dice che Gesù raduna la sua comunità , gli Undici apostoli, fissando loro un appuntamento 'sul monte'. Attualizzando il Vangelo e applicandolo alle nostre situazioni esistenziali, abbiamo più volte ricordato che la 'Galilea' è la nostra quotidianità , la vita di tutti i giorni. Lì è situato 'il monte', che giustamente non riceve un nome specifico, per sfuggire all'impressione che Gesù ci voglia dire che un luogo è più santo di un altro. Egli si lascia incontrare dappertutto, e il 'monte' indica solo le condizioni per incontrarlo, una modalità della nostra esistenza. Ciascuno di noi deve saper ritagliare nella propria vita uno spazio per l'incontro con Dio in Gesù Cristo, e in questo senso il monte è Gesù stesso! Egli è il monte della Trasfigurazione e il Calvario, il Sinai e l'Oreb dove il cristiano può incontrare il Padre. Con Cristo, nello Spirito Santo, incontriamo il Padre sul monte dell'offerta di noi stessi, sul 'monte della Mirra' (cf Cantico dei Cantici), come Abramo lo aveva incontrato sul monte Moriah, tradizionalmente il monte dove venne in seguito eretto il Tempio di Gerusalemme (l'aia di Arauna, il Gebuseo), e dove attualmente sorge la Moschea della Roccia, detta impropriamente 'di Omar'. Non è necessario recarsi su di un monte particolare per dover compiere - ad esempio - l'offerta a Dio dei nostri amatissimi figli: per molti il monte Moriah, che per Abramo era a Gerusalemme, coincide con la propria casa o appartamento. Prostrati in adorazione davanti al Signore Gesù, i discepoli pur tra parecchie esitazioni e dubbi, ricevono un nuovo mandato missionario da Gesù. Quella parte di Israele che ha creduto in Gesù e lo ha riconosciuto come l'Unto di Dio, il Messia atteso, si apre all'annuncio nei confronti dei non Ebrei, vera novità per il Giudaismo. Si sente l'esigenza di diffondere a tutti la gioia provocata dall'incontro con Dio Padre, sul Monte-Cristo, grazie allo Spirito Santo. Ecco perché l'annuncio della Chiesa Cristiana, la sua evangelizzazione è da subito un annuncio trinitario: Dio si è rivelato e fatto conoscere a noi come Padre che invia, come Figlio inviato, come Spirito che permette al Verbo di essere inviato e udito dappertutto; è dunque secondo questa esperienza trinitaria che parliamo del Dio cristiano. Il contenuto dell'annuncio cristiano non può essere altro da ciò che abbiamo ricevuto e sperimentato. Incontriamo Dio Trinità , e quindi parliamo a tutti di questo Dio che in Tre Persone ha arricchito e migliorato la nostra vita. L'annuncio infatti è in vista della salvezza, della felicità di tutti, perché non possiamo tenere solo per noi tanta ricchezza di vita e di speranza. Gesù ci invita a battezzare tutti nel nome del Dio Uno e Trino. Tre Persone divine che hanno lo stesso Nome, la stessa potenza, lo stesso agire, la stessa finalità : il nostro bene, la nostra salvezza. A tale scopo, Gesù ci dice anche di insegnare a tutti ad 'osservare' tutto ciò che Egli ci ha detto e comandato. Il cristiano non è uno che si mette in cattedra, e interpreta queste parole come se noi sapessimo tutto e non dovessimo mai imparare niente da alcuno. Ma è altrettanto vero che il cristiano è cosciente della ricchezza che porta in sé, non si vergogna di dire ad altri ciò che ha migliorato la propria vita, non tace vergognosamente, quando riconosce che quanto dirà può migliorare la vita anche di altre persone che hanno perso la speranza, che non hanno scoperto che Dio è l'Emmanuele: 'sono-con-voi sempre', sempre al nostro fianco, al cuore dei nostri cuori. Mi permetto di rimandare ad una testimone, una monaca carmelitana scalza francese, che ha vissuto per trasmettere a tutti ciò che aveva cambiato la sua vita, quando la priora del monastero le aveva detto da piccola 'Sei abitata da Dio!'. E' la beata Elisabetta della Trinità , della quale oggi inizia il primo centenario della morte. Ella ha saputo parlare della Trinità non con parole difficili come tanti teologi, ma con tutta la sua vita di amore e di dedizione. Anche lei ci aiuta a mettere in pratica nella nostra vita il mandato del Signore Risorto.
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