Italia in attesa del Recovery Fund. Ma saprà utilizzarlo al meglio?
Resta nebuloso il piano di impiego dei fondi europei. Dal Presidente Mattarella forte invito all’unità
La lentezza dell'Italia nel presentare una bozza completa del suo piano per il Recovery Fund sta diventando l'anello fragile della catena politica in Europa.
Fonti comunitarie accreditate parlano sempre più della "debolezza italiana" che rischia di rallentare la nascita del Next Generation Eu da 750 miliardi di euro e di mettere in discussione l'intera impostazione del piano europeo. Il veto di Polonia e Ungheria ed il silenzio dei paesi del Nord (che di fatto rende più forte la posizione di questi due paesi) spingono per un piano più penalizzante verso i paesi più fragili. Al vertice in teleconferenza i due leader sovranisti hanno rifiutato le condizioni che legano i prestiti al rispetto dello Stato di diritto e ribadito il loro no confermando "che non esiste accordo se non c'è un'intesa su tutto".
Il silenzio degli altri leader che non hanno ribattuto nulla ma si sono limitati ad accettare il rinvio della discussione al summit del 10 dicembre conferma la situazione di stallo in cui si trova l'Ue; il presidente del Ppe Donald Tusk è arrivato a dichiarare "Gli oppositori dei nostri valori fondamentali non dovrebbero più essere protetti da nessuno".
In questa situazione già grave cresce l'allarme a Bruxelles per i ritardi del nostro paese che, nonostante sia il primo beneficiario dei 750 miliardi con 127 miliardi di prestiti e 81 a fondo perduto, sembra bloccato nei soliti giochi di potere ed interesse tra i vari ministri e le forze che sostengono l'esecutivo che non riescono a comprendere come il loro comportamento faccia crescere la sfiducia nei confronti dell'Italia e della sua capacità di utilizzare queste immense risorse per dare nuovo slancio all'economia. L'assalto dei ministri con progetti di spesa, scollegati tra loro, che comportano uno sforamento di oltre 40 miliardi di euro, dimostra come anche questa volta si stia procedendo in ordine sparso.
Il premier Conte dovrà dedicare tutte le sue energie non all'individuazione delle migliori soluzioni per il paese ma alla mediazione tra ministri e forze politiche, limitando la sua azione alla gestione dei tagli alle proposte e che inevitabilmente produrranno tensione politica all'interno del governo.
Il ministro Amendola ha combattuto per settimane per cercare di ridurre il numero dei progetti e concentrarli in quattro o cinque macroaree ma sembra che l'unica preoccupazione dei vari ministri sia quella di stabilire chi nominerà i commissari che gestiranno la "cabina di regia" e che avranno il controllo di ogni linea di intervento. Il primo ad agire è stato il Commissario europeo all'economia Paolo Gentiloni, che ha evidenziato come la manovra per il 2021 contenga misure "non temporanee o non finanziate da coperture" pari all'1,1 % del Pil e come sia assolutamente necessario che l'Italia metta i conti sotto controllo.
La Commissione europea ha pubblicato le sue opinioni sulle leggi di bilancio dei partner Ue e non ha bocciato la manovra italiana solo perchè da inizio pandemia Bruxelles ha sospeso il Patto di stabilità ma ha voluto sottolineare che "dato il livello del debito è importante che l'Italia, quando prende misure, preservi la sostenibilità di bilancio nel medio termine".
In parole semplici, l'Ue ci avverte che sta preparando un'analisi approfondita sugli squilibri macroeconomici italiani e per la nostra economia e per il nostro paese sarà fondamentale la decisione su quando riattivare il Patto di stabilità: nel 2022, come richiedono i falchi, o nel 2023, come sostengono i paesi del Sud più colpiti dalla pandemia. Il documento elaborato da Marco Buti, attuale capo di gabinetto del Commissario all'economia Gentiloni e per anni direttore generale per gli Affari economici e finanziari della Commissione europea, firmato insieme a Marcello Messori e presentato il 15 novembre scorso, mette in rilievo i timori delle strutture e dei leader europei che mettono in discussione la credibilità e la tempestività dell'Italia sul Piano. Nel documento viene espressamente chiarito che "Non è un'esagerazione sottolineare che il successo o il fallimento del programma europeo e del Recovery Fund in particolare dipenderanno in larga misura dalla credibilità del Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) italiano".
Un importante diplomatico europeo ha dichiarato che l'Italia è il principale beneficiario del piano; per rassicurare i frugali e i Paesi che l' hanno sostenuta nei negoziati della scorsa primavera, il nostro Paese avrebbe dovuto essere il primo a presentare il piano: diversi partner sono preoccupati anche perchè nel documento elaborato da Buti si sottolinea anche che "gli orientamenti di politica economica del governo italiano, a cominciare dall'ultima Nadef approvata poche settimane fa, richiedono un riesame perchè non tengono conto della seconda ondata pandemica". L'agitazione europea nasce anche dal fatto che è ormai chiaro a tutti che per il nostro paese è cruciale il lancio di nuove iniziative come gli Eurobond permanenti che potranno vedere la luce solo se il nostro paese avrà successo e lo potrà dimostrare con i fatti ai nordici "frugali" altrimenti sarà assolutamente impossibile convincerli.
In questa fase così delicata hanno suscitato grande perplessità le parole del presidente del Parlamento europeo David Sassoli, che ha chiesto all'Europa di "Cancellare i debiti per il Covid". Il leader del Pd Nicola Zingaretti è dovuto intervenire in modo inusualmente brusco per ribadire che è necessario fare in modo che non riparta la gara a chi la spara più grossa e che sul Mes e sulla cancellazione del debito non servono proposte estemporanee. Anche Gentiloni, Gualtieri e Amendola hanno dovuto prendere le distanze ed essere critici con il presidente dell'Europarlamento per evitare che in una fase così delicata venga vanificato tutto il lavoro fatto ed i paesi del Nord perdano totalmente la fiducia nell'Italia. E' diventato urgente ed indispensabile che il Parlamento, sostenuto dal capo dello Stato Sergio Mattarella, prenda in mano la situazione in modo unitario, dimenticando divisioni e pregiudizi reciproci, e imponga all'esecutivo un cambio di passo con l'elaborazione di un Piano serio e credibile che possa garantire un futuro alle nostre famiglie ed imprese senza dimenticare mai che l'Europa non ci concederà una seconda opportunità.
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