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Giovani: l'estate senza i campi estivi

Difficile progettare un'estate in sicurezza con le restrizioni dell'emergenza sanitaria

Giovani: l'estate senza i campi estivi

Quando finisce un campo estivo sono molti i sentimenti presenti nel cuore di educatori e ragazzi: la gioia per la bella esperienza vissuta, la tristezza per la sua conclusione, il desiderio di non tornare a casa e rimanere ancora un po’ a vivere l’avventura. Come sempre, le cose belle finiscono lasciando lo spazio e l’opportunità di viverne nuove e migliori: non è raro, nei viaggi di ritorno, tra un sonnellino e l’altro, progettare e condividere idee per il campo dell’anno successivo.

Certo si parla sempre con ipotesi perché del domani non c’è certezza, e fantasticare non fa male a nessuno, anzi è dai sogni condivisi che nascono le più grandi realtà: ma chi avrebbe mai immaginato l’anno scorso che in questa estate 2020 ci sarebbero state così tante difficoltà a preparare i campi estivi? Partendo dal presupposto che c’è solo da ringraziare che siamo ancora vivi mentre sono migliaia i morti che purtroppo l’epidemia ha portato con sé, le conseguenze che si stanno manifestando in tutti gli ambiti sono molto dure.

Le istituzioni stanno faticando moltissimo a prendere decisioni, basandosi sulle poche e incerte informazioni su questo virus, e sono costrette ad applicare ancora, fuori dal lockdown, precauzioni di grande cautela: obbligo di verificare frequentemente lo stato di salute, di indossare le mascherine, a stare distanti, provvedere a disinfezioni varie, a limitare il numero di persone presenti negli spazi chiusi e ancor più nelle camere da letto, tutte cose necessarie a cercare di evitare nuovi contagi, ma che rendono tutto molto complicato. Nonostante ciò è più forte il desiderio di uscire presto fuori da questo incubo e quindi, rimboccandosi le maniche, si progetta comunque l’estate 2020, mettendo in gioco la fantasia e guardando ai limiti imposti come un’opportunità da cogliere, una vera e propria sfida da superare. C’è da ricordare una cosa: il COVID-19 è riuscito a diffondersi così rapidamente e profondamente sfruttando le nostre debolezze, superficialità ed egoismi. Certamente ne facevamo a meno, ma se riuscissimo a volgere al bene anche questa esperienza, allora non sarà stata completamente vana.

Allora, non potendo andare nelle classiche case di montagna, si riscoprono luoghi e spazi vicino casa, oratori, piazzette, parchi, pensando a giochi che educhino a prendersi cura dell’altro pur mantenendo le distanze: vivremo un’estate più cittadina, un po’ come quando non si poteva andare in vacanza perché non ce se lo poteva permettere, ma Genova e la Liguria hanno molti tesori nascosti da cercare e sfruttare. Sarà un’estate diversa, speriamo unica nel suo genere e forse proprio per questo non la rimpiangeremo gli anni prossimi quando vivremo nuovamente i nostri amati campi estivi, ma ora dobbiamo viverla pienamente per quello che è. Potremmo ricordare la grande fatica vissuta, ma appunto solo in ricordo perché sarà invece più importante quello che saremo diventati: più forti, più attenti, più uniti.

Fonte: Il Cittadino
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