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Giornata Mondiale dell'infanzia e dell'adolescenza, è giusto celebrarla?

Nel mondo più della metà dei bambini si trovano in povertà e guerra

Ricorre il 20 novembre la giornata mondiale dedicata all’infanzia e all’adolescenza ma, ascoltando certe notizie che riguardano bambini e ragazzi, ogni ‘celebrazione’ potrebbe assumere le sembianze di un finto e inutile rituale.

Oggi potrebbe essere un’occasione di riflessione e di sussulto per favorire una presa di coscienza collettiva sulla condizione minorile nella nostra epoca: in ogni contesto del pianeta essa suggerisce interrogativi ed inquietudini. Si può partire dagli echi di una cronaca locale che – specie negli ambienti urbani e metropolitani - descrive situazioni di abbandono, di miseria materiale e spirituale, di fame, di contesti degradati e anaffettivi, di violenze dentro e fuori la famiglia, di pedofilia, sfruttamento, prostituzione minorile, dipendenze precoci da alcol, gioco d’azzardo e droghe, dei pericoli di quella rete virtuale che facilita incontri fuori controllo e viaggi senza ritorno.

Tutto questo in una cornice esistenziale che non è certo fatta a misura di minori: dalla carenza degli spazi attrezzati, all’utilizzo inappropriato del tempo libero, da programmi televisivi e tecnologie che propongono modelli eticamente inaccettabili e un’idea di vita “senza frontiere”: tutto sembra essere pensato e costruito per ostacolare e rendere ardua e faticosa l’opera educativa della famiglia e della scuola.

Essere bambini e adolescenti oggi significa incontrare difficoltà e tranelli in contesti di vita spesso imprevedibili e inesplorati, a volte concertati e programmati in modo conforme alle sole esigenze degli adulti: ci sono - è vero – nuove tutele e una maggiore attenzione nel sociale, non sono più i tempi di Oliver Twist e di Cosette dei Miserabili ma la cattiveria degli adulti si esprime – se mai - con modalità ancora più orribilmente sofisticate.

E se volgiamo lo sguardo altrove troviamo condizioni di vita sovraesposte ad ogni tipo di violenza ed efferatezza: pensiamo ai minori che vivono in mezzo agli orrori della guerra, alle migrazioni di massa, agli eccidi, agli stermini etnici e familiari, ai bambini-soldati, al turismo sessuale in danno di bambini e bambine in età scandalosamente precoce, agli orfani vittime del terrorismo.

Da un recente rapporto di Save the Children Italia risulta che più della metà dei settantadue milioni di bambini che non hanno accesso all’istruzione vivono nei Paesi colpiti dalle guerre e sono spesso i destinatari finali del commercio di armi. Pensiamo alle condizioni di vita dei minori nei Paesi attraversati dai fondamentalismi religiosi, dove si ammazza per motivi di appartenenza etnica, senza riguardo all’età, senza pietà, pensiamo alle mutilazioni genitali: anche i piccoli innocenti sono giudicati “infedeli”.

E’ storia di questi tempi: un orrore disumano e senza fine che dovrebbe scuotere le coscienze e suscitare emozioni e iniziative. Per onorare oggi il senso di questa ricorrenza - nelle famiglie, nelle scuole, nelle Chiese, sui posti di lavoro, nelle istituzioni - si dovrebbe dedicare una pausa di riflessione a questo continuo, interminabile eccidio di bambini: è un olocausto che non può esserci estraneo.

Perché anche questa è una parte non trascurabile di quella “globalizzazione dell’indifferenza”, acutamente e a più riprese evocata da Papa Francesco.

Fonte: Il Cittadino
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