La famiglia raccontata nel cinema
I suoi punti di forza e di debolezza, nel cinema italiano e non solo
In occasione di una mostra che si era tenuta qualche anno fa a Milano, Mons. Dario Viganò aveva detto "la storia del cinema è la storia della famiglia". Ed è vero, poiché la famiglia è all'origine di ogni esperienza della vita umana. Per questo il cinema, da sempre attento a raccontare emozioni, esperienze, sentimenti, non può che raccontare, tra tante istanze, anche il mondo familiare.
Nel tempo la famiglia è stata rappresentata in modi diversi, pensiamo soltanto ad alcuni film degli anni Cinquanta, in bianco e nero con Aldo Fabrizi. Sempre più spesso negli ultimi anni e soprattutto nel cinema europeo la famiglia è scrutata e vista come un luogo importante, ma frammentato e in crisi a partire già da Bellocchio con "I pugni in tasca", ed emblematici sono alcuni film di Cristina Comencini. La regista (figlia del grande Luigi Comencini) spesso mette in scena la famiglia borghese vista come disfunzionante, basti pensare a "Il più bel giorno della mia vita", in cui si narra di tensioni e tradimenti di coppia mentre la piccola protagonista si appresta a fare la sua Prima Comunione. Nello stesso filone possiamo anche inserire Ferzan Özpetek con "Le mine vaganti" o "Le fate ignoranti". Anche Gabriele Muccino rappresenta spesso l'ambiente familiare, sebbene, nonostante urla e strepiti tipici dei suoi film, in fondo sembra che non rinunci a perdono e riconciliazione.
Tra i registi italiani che guardano alla famiglia in modo diverso possiamo inserire Ettore Scola che con "La Famiglia" dipinge i cambiamenti generazionali dal '900 alla fine degli anni '80. Tra i registi che propongono un'idea di relazioni familiari positivi annoveriamo Pupi Avati proprio con "Lei mi parla ancora".
Tra le pellicole d'Oltralpe che si pongono anche in modo divertente per quanto concerne la famiglia, genitori e figli adolescenti o più piccoli, potremmo citarne due: "La famiglia Belier", o anche "Il piccolo Nicolas e i suoi genitori": in quest'ultimo troviamo il mondo adulto visto dai bambini e, sebbene in modo molto divertente, ritrae efficacemente il bisogno di sicurezza e fiducia che i bambini ripongono nei propri genitori.
E' nel cinema americano che invece la famiglia rimane in ogni caso punto di partenza e di arrivo, per quanto le relazioni possano essere complicate. Sicuramente non mancano opere sulla crisi della famiglia, basti pensare ad esempio al famosissimo "Kramer contro Kramer" (con i giovani Dustin Hoffman e Meryl Streep che nella causa di divorzio si contendono il figlio) o ad "American Beauty", ma in larga parte nel cinema americano traspare soprattutto la fiducia che le cose si possano aggiustare, che la famiglia sia un valore di per se stessa, dai cartoni animati come "Gli incredibili" a "Io e Marley", passando per il bellissimo "Una storia vera" di David Linch, incentrato sulla riconciliazione tra due fratelli, tratto appunto da una storia vera. "The Tree of Life" di Terrence Malik appartiene alla categoria di quelle opere in cui il protagonista, partendo da un'infanzia felice, attraverserà una crisi profonda andando contro i propri genitori, eppure il nucleo a cui farà riferimento per scoprire il senso della vita sarà sempre la famiglia.
Insomma la famiglia è stata ritratta innumerevoli volte nella storia del cinema sia per narrarla in modo critico, talvolta tragico e drammatico o col tono della commedia; è vista come origine di ogni disagio oppure come qualcosa che ti dà la spinta per affrontare la vita. In fin dei conti, perfino nella saga di Harry Potter, il protagonista supera i momenti più terribili proprio con la forza dell'amore ricevuto dai genitori. In ogni caso il nucleo familiare, di genitori e figli, è ciò che caratterizza la vita stessa di ogni individuo, imprescindibile, che dir si voglia.
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