Giornata Mondiale del Rifugiato, l'impegno del CISOM in prima linea
L'importanza di offrire assistenza ai richiedenti asilo
La Giornata Mondiale del Rifugiato, evento indetto dalle Nazioni Unite per commemorare l’approvazione nel 1951 della Convenzione relativa allo statuto dei rifugiati, è stata celebrata ieri 20 giugno. Nell'ultimo decennio, il numero di sfollati a livello internazionale è più che raddoppiato e nel 2022 ha superato per la prima volta i 100 milioni, rispetto agli 84 milioni della metà del 2021. L’UNHCR, Alto Commissriato dell'Onu per i Rifugiati, stima che, entro la fine dell'anno, 117,2 milioni di persone saranno sfollate con la forza o diventeranno apolidi.
Il Corpo Italiano di Soccorso dell’Ordine di Malta è un ordine religioso ospedaliero che da 15 anni si occupa di soccorrere i migranti a Lampedusa. Suo obiettivo è anche intervenire nelle aree dove è urgente fornire aiuto e conforto, spiega Luca Aragone, consigliere del CISOM. Il Corpo è in prima linea nelle attività di salvataggio e primo soccorso per offrire assistenza sanitaria a bordo dei mezzi della Guardia Costiera a coloro che tentano la traversata nel Mediterraneo. “Gli arrivi riguardano molto spesso bambini, donne e persone già debilitate da un viaggio precedente. È un quadro molto preoccupante, a cui noi facciamo fronte sotto il profilo sanitario con dei protocolli che abbiamo implementato”, prosegue Aragone. Il CISOM si impegna su questo fronte insieme a operare in tutta Italia per seguire diversi nuclei familiari fuggiti dopo lo scoppio della guerra in Ucraina.Il personale sanitario del CISOM opera sulle unità della Guardia Costiera che vengono chiamate per le emergenze. “Quando si va a incontro a una barca di migranti i nostri medici e infermieri si possono aspettare qualunque cosa - sottolinea Aragone. Molto spesso troviamo donne incinte o addirittura partorienti. I nostri medici hanno fatto nascere diversi bambini a bordo di queste barche. Possiamo trovare persone intossicate da gas o da liquami, oppure che hanno altre patologie che durante il viaggio si sono acuite”. Per il consigliere del CISOM “l'obiettivo è soccorrere chi ha bisogno a prescindere da fede, età e provenienza. I soccorsi sono complicati e creano parecchio pathos nei nostri volontari: emozioni che si portano dietro, quando tornano a casa, per molti anni. In alcuni casi addirittura questo stato emozionale ha bisogno di un sostegno psicologico – conclude – perché ci troviamo di fronte a situazioni particolarmente drammatiche e difficili”.
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