Genova e Liguria
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Non sprechiamo il cibo!

L'impegno della Rete Ricibo per il recupero delle eccedenze 

Non sprechiamo il cibo!

Rete Ricibo, una tela di associazioni, gruppi e terzo settore che si occupa del tema del cibo, dello spreco alimentare e della povertà, comunica i dati dell’anno 2023 raccolti dagli enti che lo compongono e che riguardano il recupero alimentare.

In sintesi, lo spreco alimentare si può riassumere così:

- 10.260 tonnellate, spreco alimentare nei rifiuti urbani;
- 3.500 tonnellate, spreco alimentare dai supermercati;
- 400 tonnellate, recupero eccedenze alimentari, di cui 203 da Rete Ricibo.

Eccedenze, spreco e recupero:
- la prima eccedenza alimentare in prevalenza è pane e/o sostituti del pane;
- il 35% dello spreco viene dalla Grande Distribuzione Organizzata;
- soltanto il 15% della GDO – punti di vendita – dona eccedenza, e si recupera il 16,4 kg/mq./anno (fonte progetto europeo Reduce).

Azioni ed obiettivi:
- Servizi di recupero, distribuzione ed approvvigionamento;
- Incremento delle azioni di recupero, per rendere i servizi più capaci di rispondere ai bisogni;
- Ricerca ed azioni per accompagnare la crescita di nuovi empori solidali - rete Fead;
- interfaccia con le istituzioni del territorio, Comune, Regione, Università attraverso la Food Policy;
- miglioramento della capacità di agire sulle politiche del cibo, aumentare la consapevolezza dell’impatto del cibo.

L’educazione alimentare
L’educazione alimentare non è un tema previsto nel programma scolastico, la mensa come alimentazione non è considerato tempo scolastico/ educativo, e le mense scolastiche vengono considerate un luogo ad alto spreco alimentare.
Tutta un’altra mensa potrebbe essere il volano per rinnovare la ristorazione scolastica, un laboratorio educativo per bambini che pesano gli avanzi in mensa, tracciature di eccedenze recuperate dallo spreco, attraverso un monitoraggio finale e nuove proposte.

Abbiamo compreso, senza entrare nel merito, che il reddito alimentare non può sostituire il reddito di cittadinanza. Se l’eccedenza primaria è il pane ed i suoi derivati, il cibo in grado di migliorare la salute degli esseri umani, appare chiaro che un sussidio basato essenzialmente sui carboidrati non costituisce una dieta mediterranea adeguata.

C’è necessità a livello istituzionale di investire in cultura, sì cultura del sostentare, per favorire sistemi alimentari più inclusivi ed accessibili.

Una cultura o meglio una filiera del cibo in tutte le sue componenti, parte anche dalla presa di coscienza da parte del consumatore che alcuni prodotti freschi non potranno essere più reperibili nelle ore di chiusura, e questo vuol dire cambiare il concetto della ‘’Customer satisfaction’’ in altre parole: forse non accontentare il Cliente a qualunque costo a prescindere dal conto economico.
Partiamo allora dalla parabola dei pani e dei pesci, dove premiante è proprio il recupero del cibo avanzato, oggi forse non venduto o non vendibile, per incrementare quelle politiche che coinvolgono anche l’ambiente come risparmio energetico della logistica, anidride carbonica potenzialmente non emessa corrispondente a quella emessa per produrre il cibo recuperato, e per il cibo non smaltito.

Fonte: Il Cittadino
Non sprechiamo il cibo!
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