Formazione, lavoro, cultura, socialità: cardini della ripartenza
Ilaria Cavo: «Grande vivacità della cultura ligure»
La formazione è uno dei temi al centro delle iniziative per guardare avanti e ricostruire un tessuto economico e sociale che possa permettere di iniziare a guardare al ‘dopo pandemia’, sempre nel rispetto delle normative e delle regole di un’emergenza comunque ancora in atto.
Formazione significa scuola, ma anche centri estivi per bambini e ragazzi, significa percorsi per l’inserimento lavorativo, ma anche cultura.
Di tutto questo abbiamo parlato con l’assessore regionale Ilaria Cavo che si è occupata di alcuni provvedimenti in questi ambiti e che recentemente è stata nominata coordinatrice della commissione cultura nella Conferenza delle Regioni.
C’è tempo fino al 16 luglio per presentare la domanda per i voucher centri estivi, iniziativa di Regione Liguria con l’obiettivo di aiutare i ragazzi a ritrovare la socialità.
Perché è importante e a quale esigenza della famiglia viene incontro questo provvedimento da lei fortemente voluto anche quest’anno?
La giunta regionale, a cui ho sottoposto la proposta dei voucher centri estivi, ritiene questo finanziamento molto importante.
Sono stati stanziati 4,5 milioni di euro di fondo sociale europeo, un fondo strutturale di formazione professionale e inclusione sociale che destiniamo in parte per continuare a seguire le esigenze legate all’emergenza covid.
Questo ci ha permesso di venire incontro alle esigenze delle famiglie e dei ragazzi. I centri estivi sono un momento per recuperare la socialità per bimbi e ragazzi (la misura arriva fino ai 17 anni di età).
Abbiamo cercato di mantenere il più possibile la presenza a scuola, soprattutto per i piccoli che però hanno perso altri momenti di socialità legati ad esempio allo sport e alla cultura.
Si tratta naturalmente di un provvedimento che vuole sostenere le famiglie con genitori che lavorano e che durante l’estate hanno bisogno di un supporto per la gestione dei figli. Tradizionalmente la vocazione di regione Liguria non è pianificare questo servizio che è garantito con attenzione e efficacia da altri enti del terzo settore, dalle scuole paritarie o dal Coni soltanto per fare qualche esempio.
Regione Liguria con i voucher interviene per evitare che ci sia un incremento del costo delle rette: Il Covid ha comportato, infatti, spese aggiuntive a causa dei nuovi protocolli che potrebbero costringere gli organizzatori dei centri estivi a dover chiedere un contributo maggiore alle famiglie.
Il voucher, pensato con lo stesso spirito dello scorso anno, è gestito da Filse (si può visitare il sito per avere tutte le informazioni), viene erogato in quota bimbo o ragazzo, non elargito direttamente alla famiglia, ma agli organizzatori del centro estivo. La quota è di 100 euro per i più grandi (6-17 anni), 120 euro per i più piccoli (0-5 anni); c’è una differenza rispetto allo scorso anno, lo dico con chiarezza: abbiamo dovuto introdurre un limite reddituale indicato dall’ISEE, perché è una richiesta che arriva direttamente dall’Unione Europea da cui attingiamo i fondi per i voucher: non introducendola, non avremmo potuto erogare i voucher.
Abbiamo introdotto un tetto alto: 50.000 e probabilmente, rendendoci conto che avere l’ISEE richiede un pò più di tempo e di burocrazia, concederemo un po’ più di tempo dando priorità semplicemente alla compilazione della domanda.
I centri estivi arrivano al termine di un anno scolastico complicatissimo che ha retto in termini di sicurezza e formazione. Quale il suo bilancio di questo anno, come avete cercato di stare accanto anche in questo caso alle famiglie nella gestione di una situazione straordinaria? Cosa ci aspetta a settembre alla ripresa?
Sicuramente è stato un anno scolastico anomalo e particolare, ma credo che nella nostra regione siamo riusciti a mantenere un equilibrio tra il diritto allo studio di bambini e ragazzi e il diritto alla salute di tutti i cittadini.
Il nostro obiettivo è stato di mantenere la presenza a scuola il più possibile, a seconda dei diversi momenti dell’emergenza; anche in quelli più difficili, appena abbiamo potuto abbiamo riaperto proprio per dare un segnale in questo senso che credo sia stato compreso da tutti i cittadini, compatibilmente con la capacità di tenuta del sistema.
Non si tratta, infatti, solo di un tema di spazi nelle scuole, garantito peraltro dall’inizio dell’anno, ma ad esempio di trasporto dei mezzi pubblici. La limitata capienza, infatti, comporta un piano preciso realizzato in collaborazione con le prefetture e l’assessorato ai trasporti.
Certamente abbiamo dovuto chiedere un po’ di sacrifici ai ragazzi sugli orari di ingresso e di uscita da scuola, ma credo ne sia valsa la pena.
Sono stata in alcune scuole a salutare i ragazzi alla fine dell’anno e ho trovato dei ragazzi molto consapevoli e motivati, anche i maturandi. Da questo anno scolastico troviamo ragazzi cresciuti e più forti dopo mesi sicuramente non facili. Certo, dobbiamo impegnarci perché il prossimo anno inizi in presenza, dovremo seguire con attenzione l’andamento della pandemia e capire le diverse variabili; ci saranno ancora probabilmente limiti di spazio e distanziamento, ma possiamo iniziare a pensare a una ripresa della scuola nella normalità.
Dopo i progetti relativi ai più giovani un altro provvedimento innovativo riguarda la formazione e l’inserimento lavorativo di giovani disoccupati o inattivi. Quali obiettivi si pone il suo assessorato con ‘match point’?
Match point è un titolo particolare che vuole trasmettere la freschezza did un provvedimento per i giovani e le aziende in cui abbiamo voluto recuperare il valore dell’alternanza scuola-lavoro e dello stage.
Siamo in una regione in cui c’è una forte richiesta di alcune figure professionali che non si trovano. C’è poi il fenomeno dei cosiddetti ‘neet’, ovvero i giovani che non studiano e non lavorano.
Abbiamo messo a disposizione una misura flessibile di formazione professionale stanziando 1,5 milioni di euro con l’obiettivo di stanare le esigenze delle aziende in base alle quali realizzare insieme progetti di formazione, chiedendo alle aziende l’impegno ad accogliere i ragazzi in stage. Alla fine del percorso condiviso, che ha una durata variabile fino alle 600 ore (50% in aula e 50% stage), verrá dato un ‘bonus assunzione’, provvedimento condivisione con il collega Berrino.
Credo che dopo l’esperienza di un anno di un giovane sul campo, è difficile che l’azienda lo rimandi a casa, perché lo ha conosciuto e lo ha formato in base alle proprie esigenze e non a percorsi di formazione astratti o estranei alla propria realtà.
È una misura aggiuntiva che non vuole togliere niente alla base dei percorsi di formazione che già esiste, ma vuole dare un po’ uno scossone da un lato ai cosiddetti ‘net’, un po’ alle aziende per accogliere i ragazzi.
I dati della pandemia rassicurano, le attività stanno riprendendo vita così come il turismo. Recentemente è stata nominata coordinatrice della commissione cultura della Conferenza delle Regioni; anche la cultura è naturalmente uno strumento di formazione: quali sono le metodologie da applicare secondo lei per far ripartire questo settore?
La cultura è mancata molto, ne abbiamo potuto fruire soltanto a distanza, però la cultura c’è, con una vivacità molto forte. Non si tratta assolutamente di un settore fermo!
Ci sono stati dei ristori a livello nazionale; come Regione siamo intervenuti con un sussidio per i lavoratori dello spettacolo, abbiamo sostenuto i nostri teatri, le grandi istituzioni culturali, abbiamo finanziato progetti per festival e rassegne da La Spezia a Ventimiglia.
È successo quindi che al momento del via libera con la zona bianca, è partito tutto; abbiamo fatto un report proprio in questi giorni rivolgendoci ai comuni liguri: la totalità degli eventi che abbiamo raccolto è stata di 500 al momento della riapertura, più i circa quaranta e e ti sostenuti dalla regione per l’estate. Non ne cito per non penalizzare nessuno.
C’è una grande vivacità davvero; chiaramente dobbiamo continuare a seguire questo settore, cercando di capire le regole della ripartenza piena che stiamo trattando nella commissione cultura che seguo a livello nazionale e nella commissione sanità.
Poi c’è la sfida di fondo, ovvero interpretare tutto questo, metterlo a sistema e darne una valenza formativa. Non é un caso credo che durante il lockdown siano nate delle eccellenze di formazione: al Carlo Felice un’accademia per la formazione dei talenti della voce (che ha fatto vedere il suo valore con il debutto de L’elisir d amore); il teatro nazionale ha consolidato la sua scuola mettendola in mano a Elisabetta Pozzi; l’Accademia Ligustica continua il suo progetto di stabilizzazione. Si tratta soltanto di alcuni esempi per dire che la formazione in campo culturale ha una sua centralità e ha centri di eccellenza nella nostra regione.
Questo può creare uno sguardo in avanti per fare in modo che gli eventi di oggi siano quelli del domani.
Poi ci sono eventi che non sembrano culturali, ma lo sono! Come quelli sportivi di rilievo, la sfida di Genova capitale dello sport nel 2024 che porteranno turismo ma anche eventi collaterali di natura culturale.
Questo è quello che abbiamo davanti e mi ha fatto piacere vederlo rappresentato nel film della Disney ‘Luca’, che incarna la nostra regione e le nostre atmosfere. Il Portorosso del film é il paesaggio ligure; ci sono dentro anche i nostri valori, come la curiosità, la scoperta e anche la scuola. Anche questo è promozione e cultura!
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