Padre Gigi Maccalli: ricordo e speranza
A 22 mesi dal rapimento del missionario SMA in Niger continuano le testimonianze e le preghiere di chi lo conosce
Riceviamo e pubblichiamo una testimonianza su padre Gigi Maccalli, il missionario della SMA rapito in Niger il 17 settembre 2018:
Dal giorno del rapimento di p. Gigi Maccalli, mi capita spesso di ripensare al nostro ultimo incontro che è stato a fine luglio 2018, nel suo passaggio a Feriole… l’appuntamento settimanale dell’Eucaristia mi aveva regalato la sorpresa della sua presenza e ci siamo rivisti il 31 luglio, condividendo anche la cena e un bel racconto delle nostre vite.
Gigi è il padre SMA della mia fanciullezza, degli anni delle medie e delle superiori, dove con gli animatori si andava a vivere qualche esperienza di ritiro alla SMA o si invitavano i padri in parrocchia per una loro testimonianza.
Nel 1993, quando è morto mio papà, insieme a p. Mauro sono stati vicini alla mia famiglia… anche per questo lo custodisco con affetto e riconoscenza.
Ho sempre avuto la possibilità di vederlo quando passava per Feriole, molte volte erano sorprese inaspettate che ci facevano sorridere… ricordo, con commozione ora, certi nostri sguardi scambiati, quel “tirargli” la barba in segno di affetto, sorrisi, preghiere, abbracci con qualche lacrima quando era l’ultima volta che ci si vedeva, prima di ogni sua ripartenza per l’Africa… ma erano sempre “arrivederci”, promesse di sguardi rivolti al cielo, invitandolo a gustare il cielo stellato dell’Africa per me.
Ed è al cielo che mi rivolgo anche ora, come in quelle sere nelle quali una preghiera e un sorriso salgono per lui, soprattutto quando la luna splende luminosa ed io so che lui, dovunque sia, la guarda insieme a me.
Ognuno di noi custodisce un motivo per continuare ad rimanere unito a p. Gigi e niente e nessuno può toglierci questo legame, il bene che gli vogliamo e che ci fa sperare, pregare, credere che presto lo riabbracceremo.
Nel mio cuore sogno spesso questo momento, ma non come un pensiero che svanisce presto, ma con la certezza che Dio compie prodigi per il suo consacrato e non abbandona nessuno dei suoi figli.
Per questo vivo p. Gigi nel mio quotidiano, sapendolo vivo e credendo che ogni giorno affronta la sua prigionia con forza, sentendo tutta la nostra vicinanza, sapendo che non è solo…
P. Gigi è nell’angolo di casa che gli ho dedicato, dove le sue foto mi parlano della sua missione.
È nel presepio africano che gli dedico a Natale, pregando il Signore perché continui a nascere nella sua vita e nella sua comunità di Bomoanga, è nel mio accostarmi all’Eucaristia anche per lui, gustando il Corpo di Cristo che credo gli mancherà molto. È in quella preghiera costante che nasce in me e che affido a chi incontro.
È seduto nella cappella della SMA di Feriole dove ho voluto scrivere la mia domanda di consacrazione all’Ordo Virginum che è avvenuta il 6 ottobre 2019, data significativa per p. Gigi.
Ognuno di noi continua ad essere unito a lui per mille motivi: date e ricorrenze, ricordi di esperienze vissute, offerte di preghiere nella malattia e nella sofferenza.
È questo che ci rende fratelli e sorelle tra Chiese: con la sua terra di missione, tra di noi che desideriamo la sua liberazione e che ci affidiamo all’infinita misericordia di Dio Padre, chiedendo affinché intervenga nel cuore dei suoi rapitori.
“Coraggio e preghiera” sono le due ultime parole che p. Gigi mi ha lasciato a luglio 2018 in un messaggio privato in facebook… le dice oggi a noi… le offriamo al Signore, in questa ricorrenza dl 22° mese di prigionia, perché possa far arrivare a p. Gigi una carezza da parte nostra, la sua presenza amorevole che incoraggia e sostiene.
La preghiera, da quella sera del 17 settembre 2018, ci unisce, ci dona speranza e forza per affrontare il quotidiano anche per p. Gigi.
Facciamoci coraggio, insieme, per continuare quella missione a cui ognuno di noi è chiamato, certi che il Signore non ci fa mancare la sua presenza e che ci desidera, operosi e fraterni, pronti ad accogliere il ritorno di p. Gigi.
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