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La missione una questione d’amore

Un'approfondimento a partire dall'enciclica "Dilexit Nos"

La missione una questione d’amore

La missione diventa una questione d’amore. Il 24 ottobre è stata pubblicata la quarta enciclica di Papa Francesco “Dilexit nos” sull’amore umano e divino del Cuore di Gesù Cristo per parlare ad «un mondo che sembra aver perso il cuore».

«Ci ha amati», dice San Paolo «nulla potrà mai separarci dall'amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore» (Rm 8,37). ‘Dilexit nos’. Lui ci ha amati è l'incipit della nuova Enciclica di Papa Francesco che spiega al n.2 il motivo della pubblicazione: «quando siamo tentati di navigare in superficie, di vivere di corsa senza sapere alla fine perché, di diventare consumisti insaziabili e schiavi degli ingranaggi di un mercato a cui non interessa il senso della nostra esistenza, abbiamo bisogno di recuperare l’importanza del cuore» sorgente di ogni autentica opera apostolica e missionaria.
La Lettera Enciclica «nasce dall’esperienza spirituale di Papa Francesco, che avverte il dramma delle enormi sofferenze prodotte dalle guerre e dalle tante violenze in corso e vuol farsi vicino a chi soffre proponendo il messaggio dell’amore divino che viene a salvarci», spiega Mons. Bruno Forte (Teologo, Arcivescovo di Chieti-Vasto) presentando il testo presso la Sala Stampa Vaticana.
La devozione al Sacro Cuore di Gesù è l’occasione per entrare nel Mistero dell’amore divino che si rivela in Cristo: «se ti chiama, se ti invita per una missione, prima ti guarda, scruta l’intimo del tuo essere, percepisce e conosce tutto ciò che vi è in te, pone su di te il suo sguardo" e poi "parla", ma lo fa "interiormente per portarci" in un "posto migliore", "per farci entrare lì dove possiamo recuperare le forze e la pace", ovvero il suo Cuore» (nn 39-43).
Il cuore di Cristo ‘libera' la Chiesa da un ‘dualismo’ pericoloso: «quello di comunità e pastori concentrati solo su attività esterne, riforme strutturali prive di Vangelo, organizzazioni ossessive, progetti mondani, riflessioni secolarizzate, su varie proposte presentate come requisiti che a volte si pretende di imporre a tutti". Dinamiche che possono portare a "un cristianesimo che ha dimenticato la tenerezza della fede, la gioia della dedizione al servizio, il fervore della missione da persona a persona, l’esser conquistati dalla bellezza di Cristo, l’emozionante gratitudine per l’amicizia che Egli offre e per il senso ultimo che dà alla vita personale. Insomma, un’altra forma di trascendentalismo ingannevole, altrettanto disincarnato» (n 88).
La missione attinge slancio guardando al Sacro Cuore perché «nello stesso momento in cui il Cuore di Cristo ci conduce al Padre, ci invia ai fratelli. Nei frutti di servizio, fraternità e missione che il Cuore di Cristo produce attraverso di noi, si compie la volontà del Padre» (n 163).
Abbiamo bisogno dell’aiuto del Sacro Cuore in cui "la missione diventa una questione d’amore". La missione, sottolinea Papa Francesco,
«intesa nella prospettiva di irradiare l’amore del Cuore di Cristo, richiede missionari innamorati, che si lascino ancora conquistare da Cristo e che non possano fare a meno di trasmettere questo amore che ha cambiato la loro vita. Perciò li addolora perdere tempo a discutere di questioni secondarie o a imporre verità e regole, perché la loro preoccupazione principale è comunicare quello che vivono e, soprattutto, che gli altri possano percepire la bontà e la bellezza dell’Amato attraverso i loro poveri sforzi. Non è ciò che accade a qualsiasi innamorato?»(n 209).
Ne risulta che in ogni opera apostolica «non si deve pensare a questa missione di comunicare Cristo come se fosse solo una cosa tra me e Lui. La si vive in comunione con la propria comunità e con la Chiesa. Se ci allontaniamo dalla comunità, ci allontaneremo anche da Gesù. Se la dimentichiamo e non ci preoccupiamo per essa, la nostra amicizia con Gesù si raffredderà. Non va mai dimenticato questo segreto. L’amore per i fratelli della propria comunità – religiosa, parrocchiale, diocesana – è come un carburante che alimenta la nostra amicizia con Gesù".

Don Francesco di Comite

Fonte: Il Cittadino
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