Comunità diocesana
stampa

Centro Storico, obiettivo tutela e valorizzazione

Intervista alla Soprintendente alle Belle Arti Manuela Salvitti in vista della conferenza di Cattedrale Aperta

Centro Storico, obiettivo tutela e valorizzazione

In vista della seconda conferenza di Cattedrale Aperta (in programma mercoledì 2 marzo in diretta streaming sul canale youtube de Il Cittadino www.youtube.com/ilcittadinotv e su Telepace 3 al canale 115), sul tema ‘Obiettivo centro Storico’ abbiamo posto alcune domande alla prof.ssa Manuela Salvitti, Soprintendente ad interim Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Genova e la provincia di La Spezia.

Ne è scaturita un’approfondita analisi sulla storia, le risorse e le potenzialità dello sviluppo architettonico del centro storico.

In quali aspetti Genova, in materia di tutela e valorizzazione dei suoi beni architettonici e artistici, può trovare ancora il suo futuro imparando dalla sua storia?
Nonostante le massicce demolizioni dei borghi extra moenia di origine medievale che si sono susseguite inopinatamente nel secondo dopoguerra fino agli anni 70, il Centro Storico di Genova è tutt’ora uno dei più estesi d’Italia e le politiche di tutela che sono state attivate soprattutto tra il ‘90 e il 2004 hanno senz’altro contribuito a farne un caso esemplare di gestione del patrimonio.
Grazie alle notevoli risorse economiche generate da grandi eventi internazionali, come le celebrazioni delle colombiane del ’92 , il vertice G8 del 2001 tristemente purtroppo anche noto per i fatti accaduti alla Caserma Diaz, Genova Capitale della Cultura del 2004, si sono potuti attivare un notevole numero di interventi, diffusi e puntuali che hanno coinvolto dal piccolo monumento a parti intere della città, generando ricadute positive sulla riqualificazione di parti del centro storico.
Da allora molte cose sono cambiate, alcune parti della città che sono state anche oggetto anche di questi interventi hanno conosciuto fasi alterne, penso alla Maddalena, ritornando ad essere luoghi di degrado e di abbandono.
Ma è anche vero che negli ultimi decenni, grazie anche al prestigioso riconoscimento da parte dell’UNESCO del sistema dei Palazzi dei Rolli, la riconversione della città di Genova come “città d’arte” ha portato benefici d’immagine, sia in termini economici, grazie soprattutto alla crescita del turismo culturale e convegnistico e il centro storico, nonostante la perdurante presenza di situazioni di degrado appare oggi complessivamente vitale, ricco di identità e di elementi di pregio.
A differenza di altri casi il centro storico di Genova è ancora un luogo dove la residenzialità continua ad avere un ruolo importante e il turismo non è riuscito a cambiarne le peculiarità.
È proprio da qui che qualsiasi progetto di riqualificazione e valorizzazione del centro storico dovrebbe dunque ripartire.
Genova non è solo fatta dei suoi monumenti rappresentativi ma è un insieme unico di vie e piazze, Genova è le tradizionali “creuse” in salita, le ammattonate chiuse tra muri, i “caruggi” del nucleo più antico: è questo il suo inestimabile patrimonio.
Ed è qui che Genova dovrebbe trovare insegnamento dalla sua storia per progettare il suo futuro. La città che sembra sopravvivere quando qualcuno si prende cura di essa, ha dimostrato anche il contrario, quando essa è completamente abbandonata mostra con maggiore evidenza i caratteri della sua durata.
E’ noto che restauro di un monumento o la realizzazione di un museo o di un centro culturale possono senz’altro contribuire alla riqualificazione e alla rigenerazione di un’area urbana, aumentandone la vivibilità e l’attrattività, ma è necessario interrogarsi sempre sui rapporti che si vogliono istituire con le molte e stratificate tracce materiali dei tanti passati che ci hanno preceduto e i tanti valori e significati immateriali che esse contengono e che abbiamo il dovere di tramandare a chi verrà dopo di noi.

Come può il centro storico così radicato e vissuto porsi come luogo di creazioni innovative e quale può essere la strada secondo lei per recuperare e valorizzare i suoi tanti tesori architettonici?
La crisi socio-economica che ha segnato la storia negli ultimi dieci anni, ha innescato un processo che contemporaneamente concentra, semplifica il territorio e libera spazi dando luogo a problematiche nuove e complesse.
Entro le maglie della riqualificazione del centro storico, pubblico e privato si trovano inevitabilmente fianco a fianco.
Alla fine del secolo scorso è parso infatti chiaro come un sistema di garanzie esteso, capillare, non sarebbe stato più lo scenario della vita futura e quindi il privato si è trovato a volte a supplire a un ruolo collettivo, il pubblico ha risposto intensificando la strumentazione gestionale attraverso piani, programmi, accordi, mentre il privato si è trovato a progettare e a immaginare luoghi pubblici, a rivestire un ruolo che non gli era proprio, a disegnare cose che prima non erano di sua competenza. La rigenerazione urbana come principio coincide anche con questo nuovo scenario, nel quale il limite tra comune e particolare sfuma continuamente e connota un paesaggio del tutto nuovo e complesso.
Molto spesso il centro storico viene ancora percepito dai genovesi stessi un luogo di degrado e spesso come tale viene subito.
Ora, senza fare assumere al termine rigenerazione un facile carattere e significato populista, penso che l’approccio dal basso può servire a tenere alto il livello di attenzione critica, senza rinunciare a vedere gli aspetti contraddittori come un’opportunità per guardare nel fondo delle cose, per approdare a un significato di trasformazione consapevole del valore intrinseco del bene restituendo un posto a questo straordinario patrimonio nella testa e nel cuore delle persone.
Occorre attivare una sorta di riuso non invasivo che può servire come punto di partenza per una futura politica di rigenerazione e di riqualificazione di questi luoghi, attraverso esperienze personali di conoscenza, incentivando, in una visione di insieme, il senso di appartenenza dei suoi abitanti e migliorare il livello dei servizi e della residenzialità.
All’interno di questo contesto il recupero dell’edificato storico e non parlo solo dei monumenti, svolge un ruolo preponderante, e, alla politica, che ha sposato l’idea di rigenerazione nei suoi programmi, viene demandato il ruolo e la responsabilità di puntare su strategie che non cerchino il risultato immediato, che non abbiano il temporaneo come orizzonte di azione, ma che siano capaci di attivare processi volti a cambiamenti profondi, ambiziosi e soprattutto a lungo termine.

Le chiese del centro storico come possono rappresentare luoghi di valorizzazione dei beni artistici per accogliere cittadini e turisti e rendere più vivibile il territorio? Con quali modalità Chiesa e istituzioni possono lavorare insieme?
Partiamo da una premessa fondamentale: non sarebbe possibile capire qualcosa della nostra città, del suo centro storico ignorando la funzione che nei secoli passati e ancora oggi le chiese svolgono, sia dal punto di vista spirituale sia sociale.
Forse nessuna città come Genova può meglio rappresentare lo stretto connubio che lega questi due aspetti e la ricerca delle radici della storia genovese in genere, facilmente ci introduce ai rapporti di famiglie e personaggi laici con l’episcopio e ordini monastici, agli stretti legami che sono sempre intercorsi tra la curia genovese e le vicende culturali, sociali ed economiche della città.
E il ciclo di conferenze di “Cattedrale aperta” dimostra ancora oggi questo forte interessamento e la grande sensibilità che l’Arcidiocesi riserva ai temi che determinano e coinvolgono il presente e il futuro dei genovesi.
Le chiese sono veri e propri musei a libero accesso, caratterizzate da profonde e complesse stratificazioni storiche, materiche e stilistiche, esse connotano fortemente con la loro imponente presenza il tessuto storico antico, per questo ogni intervento di restauro su di esse ha avuto e può avere oggi ricadute positive non solo per la loro conservazione ma anche sulla riqualificazione degli spazi circostanti.
Dagli anni ’80 in poi molte chiese del Centro storico genovese sono state restaurate, anche con fondi ministeriali, e ancora oggi stiamo affrontando molteplici interventi conservativi che vedono lavori in corso a Nostra Signora delle Vigne, a S. Siro e sulla Cattedrale di S. Lorenzo e molte altre chiese hanno potuto e continuano ad usufruire di contributi statali grazie alla riattivazione della partecipazione economica dello Stato alla realizzazione di interventi conservativi e di restauro del patrimonio culturale, realizzati a cura del proprietario, possessore o detentore, di beni formalmente sottoposti a tutela.
Ma c’è da sottolineare che spesso gli interventi di restauro sono realizzati in sinergia con altri soggetti pubblici e privati, con un proficuo scambio, avviato ormai da tempo anche con l’Università; tutti contribuiscono fattivamente alla realizzazione dei progetti, in una nuova dimensione capace di attivare e governare processi di partecipazione e di condivisione reciproca di interessi, finalità culturali, sociali e economiche.
Le chiese non sono solo edifici, tele, affreschi, opere preziose dell’antichità ma costituiscono un patrimonio che è parte integrante di un processo educativo in cui la comunità interroga e trova le ragioni di se stessa.
I pregevoli affreschi che le decorano, i manufatti artistici conservati al loro interno, i preziosi apparati decorativi ed arredi, le sontuose vesti processionali, trovano senso e significato in tutte quelle persone, che mettono in campo sacrificio e volontà affinchè possano non solo essere conservati ma continuare ad essere vivi e centrali nella loro vita e in quella degli altri.
Penso anche alle associazione di volontari a cui bisogna riconoscere il merito di tenere aperte molte chiese, come la Santissima Annunziata, San Pietro in Banchi, Santa Maria di Castello, rendendole visitabili e svolgendo un prezioso ruolo di presidio.
Ognuno deve fare la propria parte, nel ruolo che a ciascuno spetta, con l’obiettivo di promuovere un fattivo e virtuoso dialogo tra le istituzioni aperto a una cultura solidaristica, facendosi carico dei problemi, della nostra città, in particolare nel centro storico che rischia di produrre effetti destabilizzanti sull’intera comunità cittadina.
Questa è la grande riflessione, che coinvolge uomini di tutte le fedi, nel presente e in un futuro inevitabilmente, piaccia o meno, multietnico, multireligioso, multilingue con prevedibili ricadute conflittuali, culturali, religiose, sociali.

Un nuovo piano del Comune da poco presentato punta al recupero e alla valorizzazione del centro storico per renderlo un luogo più vivibile e più visitabile. Quali devono essere secondo lei le priorità di questo intervento per garantire dei buoni risultati?
L’Amministrazione Comunale di Genova ha presentato un Piano Strategico che si sviluppa attraverso l’ attuazione di diversi piani operativi di settore che riguardano i temi della manutenzione ed innovazione tecnologica, degli interventi socio-educativi e del turismo-tempo libero dove il piano per la cultura è compreso in forma trasversale su tutti i piani, proprio in considerazione dell’obbiettivo principe che è quello di perseguire il recupero e la valorizzazione del luogo storico e simbolico della città.
E’ chiaro che in questo contesto tutti siamo chiamati a misurarsi con un insieme di istanze che sono avanzate attorno al processo progettuale e della modificazione fisica e sociale dello spazio urbano, aprendo ad un dialogo tra saperi relazionali e saperi tecnici, per puntare ad un rilancio non solo turistico ma culturale e civile nel senso più ampio. Per affrontare le nuove sfide poste dal destino di questo straordinario patrimonio, sono richieste diverse competenze, innovativi strumenti disciplinari, scientifici, tecnici e operativi, oltre a quelli riconducibili al tradizionale mondo del restauro.
Ma se è vero che la salvaguardia e la conservazione di questo patrimonio passa attraverso la sua rigenerazione è altrettanto vero che la rigenerazione non può prescindere dalla storia.
Gli edifici sono luoghi della complessità, che hanno alle spalle una storia che si è andata a differenziare e sovrapporre nel tempo e prima di intervenire su di essi necessitano approfondite conoscenze, che sono essenziali per decidere il loro destino, in questo anche l’interazione con l’Università può svolgere un ruolo essenziale e importante con finalità anche operative che dovrebbero o potrebbero forse assumere maggiore rilevanza traguardando le sue implicazioni progettuali.
Il Ministero, ha reso disponibili importanti risorse che verranno impiegate nel restauro e valorizzazione non solo degli edifici di culto sopra citati ma anche per il simbolo della città, la Lanterna, l’Acquedotto storico, per il completamento dei lavori del “Palazzetto Criminale” come altra sede dell’Archivio di Stato di Genova, per la realizzazione del nuovo Museo dell’Emigrazione nella Commenda di Prè, ed altri progetti sono in corso di definizione come il recupero della chiesa di Santi Girolamo e Francesco Saverio, ex sede della Biblioteca Universitaria, che dovrebbe andare a completare il Polo culturale di via Balbi. Tutti questi interventi potranno confluire a pieno titolo nel programma di Rigenerazione del Centro Storico di Genova. Ma è fondamentale che essi non restino episodi isolati ma rientrino insieme alle tante altre politiche urbane in atto in una visione d’insieme coordinata, che disegni il futuro del centro storico.
Con il Comune di Genova si è attivata una fattiva collaborazione che potrà essere formalizzata con un Protocollo di Intesa in corso di elaborazione, che vede il coinvolgimento della Regione, del Dipartimento Architettura e Design (DAD) dell’Università degli Studi di Genova e di altri soggetti Istituzionali e a cui potranno aderire altri portatori di interessi, nel quale la Soprintendenza metterà a disposizione le proprie competenze e parteciperà con azioni di indirizzo e con la valutazione preventiva dei progetti con l’obiettivo e l’impegno comune di perseguire una fattiva valorizzazione dei beni culturali, capace di innescare processi virtuosi di riqualificazione anche socio-economici.

Il secondo appuntamento con Cattedrale Aperta, mercoledì 3 marzo alle ore 20.30, ha come tema ‘Obiettivo Centro Storico’; interviene Marco Bucci, Sindaco di Genova, intervistato da Massimo Minella, giornalista de La Repubblica.

Porteranno la loro testimonianza anche Padre Rinaldo Resecco, Parroco di San Sisto di Prè e Monica Boccardo, di Caritas Diocesana. La conferenza sarà trasmessa in diretta streaming sul canale youtube de Il Cittadino www.youtube.com/ilcittadinotv, sui siti del giornale e della diocesi e in tv su Telepace3 canale 115. Per informazioni: Ufficio per la Cultura - Diocesi di Genova; Tel. 010.2700251; cultura@diocesi.genova.it.

Fonte: Il Cittadino
Centro Storico, obiettivo tutela e valorizzazione
  • Attualmente 0 su 5 Stelle.
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
Votazione: 0/5 (0 somma dei voti)

Grazie per il tuo voto!

Hai già votato per questa pagina, puoi votarla solo una volta!

Il tuo voto è cambiato, grazie mille!

Log in o crea un account per votare questa pagina.

Non sei abilitato all'invio del commento.

Effettua il Login per poter inviare un commento