Card. Angelo Bagnasco: "Liturgia spazio di Verità" - GUARDA IL VIDEO DELL'INTERVISTA
In che modo viene arricchita dalle modifiche al Messale Romano
È uscito per le edizioni Palumbi un breve volume curato dal Cardinale Angelo Bagnasco, Arcivescovo Emerito della diocesi di Genova: ‘Liturgia bellezza che salva’. Abbiamo posto alcune domande all’autore per approfondirne le tematiche. Il libro è disponibile presso la libreria San Paolo di Piazza Matteotti.
In occasione della terza edizione del Messale Romano, ha voluto dedicare una pubblicazione al tema della liturgia, collegandola alla bellezza e alla salvezza: in che termini avviene questo dinamismo?
La vera bellezza non è innanzitutto esterna, non è qualcosa che passa rapidamente; è il manifestarsi dell’amore. La salvezza che Gesù ci ha portato è proprio questo amore fino al dono della vita di sé per salvare noi dalla schiavitù del peccato, per restituirci alla dignità di figli di Dio e all’amore completo e totale del Padre. Bellezza nel senso fondamentale completo e vero, e salvezza si identificano.
Perché e con quali modalità la liturgia è lo spazio in cui è possibile incontrare la Verità?
La liturgia è lo spazio della verità di Dio e dell’uomo che si incontrano; la verità di Dio si rivela in Cristo, Dio è amore e il volto dell’amore è Cristo nella sua incarnazione e storia, fino all’apice della croce, del dono di sé per la salvezza del mondo. Nella verità di Dio che nella liturgia viene continuamente richiamata dalla Parola, dai santi segni, da tutto il contesto liturgico (colori, paramenti, profumi, ambiente) fino al pane e vino eucaristici, tutto quanto si rivela e manifesta. In questa verità di Dio l’uomo riconosce la propria verità, ovvero essere creatura e essere figlio. Tutto questo grazie all’opera di Gesù Cristo. La verità di Dio e dell’uomo si richiamano vicendevolmente e nella liturgia si esprimono realmente. I simboli liturgici non sono solo simboli ma addirittura diventano sacramenti, pensiamo al pane e al vino che diventano corpo e sangue di Cristo.
Nel testo cita spesso naturalmente la costituzione dogmatica Sacrosantum Concilium; sono state secondo lei percepite e realizzate le indicazioni sulla liturgia date dal Concilio Vaticano II?
La costituzione SC sulla divina liturgia è uno dei documenti fondamentali del Concilio, insieme alla Lumen Gentium sulla Chiesa, alla Dei Verbum sulla Divina Rivelazione e alla Gaudium et Spes sul rapporto Chiesa e mondo. Mi auguro che questi documenti diventino lettura spirituale per tutto il popolo cristiano. Non è vero che sono documenti difficili, basta un minimo di applicazione, buona volontà e fiducia per entrare in questo tesoro che il Concilio ha lasciato alla Chiesa. Il popolo di Dio, tutti noi, pastori, laici e fedeli deve entrare sempre di più e meglio nello spirito e nella lettera di questi grandi documenti.
Che rilevanza hanno le modifiche apportate nella nuova traduzione del Messale Romano? Quale finalità raggiungono nell’arricchimento della liturgia?
Dobbiamo ricordare innanzitutto che il Messale è un libro fondamentale per la Chiesa; secondo l‘antico motto ‘lex orandi, lex credendi’, il messale è la legge della preghiera della Chiesa e del culto pubblico e contiene tutta la dottrina cattolica. Guardini diceva molto bene che la liturgia è il ‘dogma pregato’, le verità della fede che vengono continuamente trasmesse a coloro che partecipano alla divina liturgia nella forma della preghiera, del silenzio, del simbolo, del canto, dell’ascolto, del silenzio, dello stare in piedi o in ginocchio … nel Messale troviamo consegnato tutto il vocabolario della fede dai primi tempi fino ad oggi. E’ un libro preziosissimo e insostituibile.
La nuova traduzione arricchisce la fedeltà a quello che è l’originale in latino dopo il concilio con una traduzione sempre più fedele al testo originario. Questo è un valore bello e significativo. Nello stesso tempo c’é la rivisitazione delle collette, preghiere delle messe, a volte espresse e riviste in chiave più essenziale. La preghiera liturgica è nelle formule molto essenziale; l’essenzialità non significa freddezza, ma significa andare direttamente al cuore.
Come si può favorire nelle celebrazioni una liturgia che sia incontro autentico con Dio?
E’ necessario che la liturgia, come è nella sua essenza e natura, esprima nei diversi modi e linguaggi, il mistero di Dio; perché si va a Messa non per incontrare il sacerdote che agisce nella persona di Cristo ma non è Cristo, e neppure per incontrare gli amici o la comunità che è il corpo di Cristo ma non è Cristo; si va a Messa per incontrare Cristo che opera e ripresenta sull’altare, nel sacramento eucaristico, il suo sacrificio, cioè la verità di Dio e l’amore di Dio e quindi la verità dell’uomo.
La liturgia non deve perdere il suo carattere di mistero, non è qualcosa che non si capisce, è qualcosa che tocca Dio.
Inoltre, per partecipare veramente alla divina liturgia, è necessario un atteggiamento di abbandono, la vera partecipazione attiva è unirsi al sacrificio di Cristo, ovvero l’abbandono di sé al Padre, è fare la volontà di Dio e fidarsi di Lui. Se chi partecipa alla Messa si affida a lui, anche se non fa niente di esterno, se ognuno, compresi i bimbi, si affidano a Dio desiderando di diventare una cosa sola con Lui attraverso Gesù, allora si realizza la vera partecipazione.
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