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130esimo anniversario dell'incoronazione della Guardia

Venerdì 14 giugno l'Arcivescovo ha presieduto una solenne celebrazione nel Santuario gremito di persone

130esimo anniversario dell'incoronazione della Guardia

I l compito di portare il sole sull’altare è affidato ai girasoli che, assieme alle rose e alle margherite, illuminano la Basilica. Il sole, quello vero, ha lasciato spazio a una pioggia sottile che nella nebbia tinge la vetta del Monte Figogna di una luce irreale. Tutto è pronto per la celebrazione eucaristica a ricordo dei 130 anni dell’Incoronazione della statua della Madonna della Guardia, avvenuta il 10 giugno del 1894 da parte di Monsignor Tommaso Reggio a nome di Papa Leone XIII. Allora – lo testimoniano le immagini dell’epoca – era stata una folla oceanica a rendere omaggio a Maria e al Figlio; ma anche in un venerdì di metà giugno del 2024 la Basilica è gremita. Persone anziane e ragazzini, adulti e giovani coppie stringono i flambeaux ancora spenti nei coni di carta colorata; i Cristi delle Confraternite fanno stormire i canti. Difficile trovare un posto per assistere a una cerimonia solenne che ha ancora un senso: ribadire come «il più grande nei cieli sia colui che serve nell’umiltà e nella carità».

Il benvenuto del Rettore Don Andrea Robotti
È il rettore del Santuario, don Andrea Robotti, ad aprire la funzione presieduta dall’Arcivescovo di Genova, Padre Marco Tasca. Don Robotti dà il benvenuto alle centinaia di fedeli e ai vescovi presenti (Mons. Giudo Gallese, vescovo di Alessandria, Mons. Martino Canessa, vescovo Emerito di Tortona e Mons. Giacomo Guido Ottonello, già Nunzio Apostolico in Slovacchia) per «celebrare il profondo legame di affetto tra Maria nostra madre e ciascuno di noi». Di un amore intimo e personale si parla, un legame misterioso che unisce uomini e donne a una Donna speciale; così come «un profondo mistero è il cuore dell’uomo», dice ancora Don Robotti, citando Monsignor Reggio del quale si appresta a ripetere i gesti. Non una rievocazione storica, sottolinea, ma un invito a leggere la presenza di Dio nella Storia e «a chiederci: chi regna nel mio cuore?».

L’omelia dell’Arcivescovo P. Marco Tasca
Padre Marco Tasca parte dalle trentamila persone che, 130 anni fa, affollarono il piazzale della Guardia. Un segno, secondo l’Arcivescovo, che quella festa «aveva intercettato le domande» della gente. «E questa Incoronazione era una risposta, un’indicazione, un motivo» per far fronte a quegli interrogativi. «La prima grazia che chiedo alla Madonna della Guardia» prosegue l’Arcivescovo «è quella di continuare a porci domande. Certamente, il Signore attraverso la vita ci indicherà le strade. Aiutiamo i nostri fratelli e le nostre sorelle a farsi e a farci delle domande: che senso ha la vita, che scopo ha, come mi pongo di fronte al tema del dolore, della malattia, della morte, del fallimento?».
L’Arcivescovo invita poi a guardare l’esempio di Maria riportato nel brano del Vangelo di Luca letto poco prima: quando, con sollecitudine, Ella fece visita alla cugina Elisabetta, «intuì che c’era bisogno». «Credo sia bello chiedere questa grazia al Signore attraverso l’intercessione di Maria: che noi riusciamo a cogliere le gioie e le fatiche di fratelli e sorelle per poterle condividere». Riprendendo le parole di Don Robotti, Padre Tasca sottolinea come in un mondo venato di egoismo «noi abbiamo la grazia dello Spirito, del Signore, per intuire, per entrare nelle gioie e nelle fatiche» degli altri. Distingue fra sintonia e semplice simpatia: è «l’essere attenti» che porta alla sintonia, al cercare insieme delle risposte. Ancora, Padre Marco Tasca sottolinea la frase di Elisabetta: «Beata colei che ha creduto al compimento delle parole del Signore». La Madonna «confida in Dio e sa che la sua Parola si realizzerà a modo di Dio, non a modo nostro». L’Arcivescovo conclude affidando al Signore, attraverso l’intercessione di Maria, «le nostre Chiese, la nostra città e la nostra Regione». Come i trentamila di quel lontano giorno «anche noi questa sera torneremo nelle nostre case sicuri che il Signore sta costruendo una bella storia al di là delle nostre capacità, competenze, bellezze o frustrazioni. Dio vuole che siamo felici».

Il rito dell’Incoronazione
Il momento dell’Incoronazione arriva al termine della celebrazione eucaristica. Assieme ai Vescovi, Padre Tasca recita la Preghiera di Benedizione. È il Rettore del Santuario ad avvicinarsi alla statua della Madonna della Guardia collocata, dopo la processione dell’inizio, alla sinistra dell’altare. Mentre il coro intona Exaltata Est di Stefano Ferro, Don Robotti sale l’esile scala di metallo e, posati i piedi sul basamento della scultura, pone prima sul capo di Gesù, poi su quello della Madonna le corone d’oro. Gli smartphone si sollevano a ritrarre il momento, le corone scintillano. Subito dopo, è la luce morbida dei flambeaux ad accompagnare la recita del Santo Rosario: una versione più raccolta della processione che avrebbe dovuto svolgersi attorno alla Basilica. Quello che non cambia è la conclusione con la preghiera che San Giovanni Paolo II recitò a Genova, durante la sua visita del 14 ottobre 1990: «Aiuta tutti noi» scrisse Papa Wojityla «a elevare gli orizzonti della speranza fino alle realtà eterne del Cielo». Parole che, oggi come allora, possono colorare la vita.

Fonte: Il Cittadino
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