Unitalsi, da 120 anni un dono di fraternità e servizio
Leggi l'intervista a Mons. Rocco Pennacchio, Assistente nazionale
In occasione di una sua recente visita a Genova, abbiamo incontrato Mons. Rocco Pennacchio, Arcivescovo di Fermo e dal gennaio 2023 Assistente ecclesiastico nazionale dell’Unitalsi. Proprio sulla realtà e sul servizio di Unitalsi gli abbiamo posto alcune domande.
Eccellenza, da circa un anno lei è assistente nazionale di Unitalsi, come ha accolto questa nomina?
L’ho accolta con con disponibilità, perché è un incarico ecclesiale. E quando la Chiesa chiama bisogna rispondere di sì. Unitalsi è una associazione pubblica di fedeli, quindi ha un particolare legame con la gerarchia della Chiesa italiana. L’ho accolta anche con una certa trepidazione, poiché non ero particolarmente addentro a questo mondo e - avendo anche una diocesi a cui badare - il timore iniziale era di non essere adeguato. Passato adesso poco più di un anno, ringrazio il Signore perché ho incontrato un'associazione bella, vivace e molto vicina alle attese delle persone più fragili.
Nel 2023 Unitalsi ha compiuto 120 anni, una lunga e bellissima storia di servizio a favore dei più fragili, dei più deboli, degli ammalati, che ha saputo infondere speranza in tante persone che hanno trovato assistenza, ascolto e anche la possibilità di un pellegrinaggio, in particolare a Lourdes.
È vero, e se consideriamo come è nata l'Unitalsi 120 anni fa, cioè da un episodio che voleva essere tragico: una persona condannata a stare sulla carrozzina aveva deciso per rabbia di suicidarsi a Lourdes, davanti alla Grotta di Massabielle. Quando poi vide le persone ammalate che con fede invocavano non tanto la guarigione, quanto la forza per portare avanti la loro sofferenza, allora crollarono tutte le sue pretese e da allora decise di dedicarsi a portare gli ammalati a Lourdes. L'Unitalsi in Italia è stata l'associazione che maggiormente ha lavorato in questa direzione, offrendo la possibilità a tante persone fragili e ammalate, ma anche a tante altre bisognose, di rendere un servizio, di avere uno spazio nella loro vita. Hanno l’occasione di poter vivere un'esperienza di fraternità, di spiritualità, di legami autentici e di disponibilità agli altri. Credo che questa sia la maggiore ricchezza che l’Unitalsi ha dato al panorama di coloro che in Italia vivono la malattia, tenendo conto che per ‘malati’ non intendiamo solamente le persone malate nel fisico, perché ci sono tante forme di malattia, a volte poco esibite, poco visibili, che hanno trovato attraverso i pellegrinaggi la possibilità di essere vissute con maggiore fede.
Che cosa rappresenta Lourdes per i malati? E per lei?
Per me Lourdes è un segno della presenza di Dio. Un po’ tutti i santuari lo sono, la Chiesa incoraggia la pietà popolare, la devozione popolare e la visita e i pellegrinaggi ai santuari proprio perché crede che, laddove è presente la Madonna, è lei che ci attira Gesù Cristo. Lourdes è un'esperienza di fede per avvicinarmi al Signore attraverso l'esempio di Maria. Credo che questo valga anche per tutti quelli che a Lourdes vanno e che vedono in Maria la possibilità di un'intercessione.
Ogni anno la pastorale giovanile di Genova organizza e propone ai giovanissimi l'esperienza di una settimana di servizio a Lourdes proprio per i più giovani. Quale valore ha secondo lei questa esperienza per i ragazzi e come può continuare nella vita di ciascuno di loro?
Sono contento di questa esperienza che non conoscevo. Sapere che un gruppo va a Lourdes a fare un'esperienza di questo tipo significa, a mio parere, avere un immediato contatto con la realtà e con la parte più fragile della realtà, cioè la malattia; avere un contatto immediato con una fede semplice, come può essere quella che si vive in un santuario, ed avere anche un'esperienza di fraternità, perché immagino che questi pellegrinaggi per loro costituiscano momenti formidabili di relazioni veramente umane.
Unitalsi non è solo Lourdes, ma è anche una presenza forte sul territorio, negli ospedali, negli istituti. Con gesti semplici di vicinanza che aiutano a non sentirsi soli…
Non ci sono solo attività concrete di carità, vorrei infatti sottolineare anche l'aspetto formativo delle nostre associazioni, che periodicamente si incontrano, che fanno un cammino di fede per i singoli soci, magari anche nelle parrocchie a cui appartengono, in modo tale che l'agire, l'azione, l'impegno, il servizio siano motivati; perché diversamente, se fosse solo servizio senza motivazioni, prima o poi si inaridirebbe.
a cura di Michela De Leo
Foto: Unitalsi.it
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