La pace è la priorità
Prolusione del Card. Matteo Zuppi al Consiglio Permanente CEI
Pace. È la parola che il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, ha scelto come “priorità” da indicare alla Chiesa italiana, nell’introduzione con cui ha aperto i lavori del Consiglio permanente dei vescovi italiani lo scorso 18 marzo.
"Possiamo ancora accettare che solo la guerra sia la soluzione dei conflitti? Ripudiarla non significa arrestarne la progressione o dobbiamo aspettare l’irreparabile per capire e scegliere?" ha detto il cardinale Zuppi, invitando a gesti concreti nelle comunità: "In modo concreto e possibile a tutti vorremmo che questa scelta di essere operatori di pace sia anzitutto nella preghiera incessante e commossa, ma che diventi anche solidarietà. Ad esempio, con l’Ucraina, mediante la diffusa accoglienza per le vacanze estive ai bambini orfani o vittime – lo sono tutti – di quella catastrofe che è la guerra. In questa stessa prospettiva vivremo durante la prossima Assemblea Generale una giornata di preghiera, digiuno e solidarietà. Invitiamo le nostre comunità ad accompagnare già dalle prossime settimane questo nuovo momento di unione e vicinanza verso quanti stanno soffrendo per i conflitti in corso".
La Chiesa in Italia, ha continuato il Presidente della CEI, è impegnata come tutte le Chiese del mondo nel cammino sinodale: "La lettura dei materiali ricevuti dalle Diocesi italiane ha rilevato entusiasmo, energia, pazienza, disponibilità, ascolto, ma anche le difficoltà, le disillusioni, la tentazione di accontentarsi di definire, le paure, l’indifferenza, le resistenze ad avviare tale processo".
"Ascoltando le voci delle Diocesi si percepisce una debolezza che sembra investire questioni come il posto dei poveri all’interno della Chiesa e la valorizzazione del loro apporto, il dialogo con la cultura, i rapporti ecumenici e interreligiosi, l’interlocuzione con i mondi dell’economia, delle professioni, della politica, ma anche l’apporto della vita consacrata. In alcuni casi non sono nemmeno menzionati, in molti segnalano la difficoltà o la rarità di esperienze significative, o la frustrazione di un desiderio che non riesce a concretizzarsi quanto si vorrebbe, o anche la constatazione del fatto che “si vorrebbe, ma non si sa da che parte cominciare”. È tempo di tradurre l’ascolto in scelte di governo, chiare, lungimiranti, che permettano al nostro Cammino di avere un’incidenza effettiva e una corresponsabilità che permei la Chiesa ai vari livelli".
La Chiesa è chiamata ad una rinnovata attenzione al mondo giovanile, "che ha sofferto più di altre generazioni le conseguenze psicologiche e sociali della pandemia e mostra ora diversi sintomi di un disagio esistenziale segnato da un futuro avvolto nell’incertezza e da un presente avaro di punti di riferimento. La Chiesa in Italia avverte questa fatica dei ragazzi e dei giovani e desidera farsi carico della loro attesa di sentirsi ascoltati e capiti nelle istanze, nei sogni e nelle sofferenze che esprimono in forme non sempre lineari ma che vanno accolte come segnali per ritrovare il filo di un dialogo".
In conclusione, Zuppi ha fatto riferimento anche agli anziani, la cui condizione oggi rappresenta una vera emergenza per l'Italia: "Serve un nuovo welfare, che sostenga questa grande fascia della popolazione, soprattutto quella non autosufficiente".
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