Cristiani mediorientali: vivere con un dollaro al giorno
AIUTO ALLA CHIESA CHE SOFFRE a Beirut e in Siria per testimoniare le disperate condizioni di vita e portare sostegno
Una delegazione della Fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS) l'anno scorso è stata a Beirut e vi è tornata poche settimane orsono a distanza di un anno.
Ciò che è emerso dal confronto fra le due visite è la diffusione della disperazione a causa del drammatico declino libanese. Molti cristiani vogliono andare via perché non riescono a sopravvivere. Prima della crisi un insegnante poteva guadagnare tra i 1.700 e i 2.000 dollari al mese. Ora, con l'inflazione e la svalutazione della valuta libanese rispetto al dollaro, lo stipendio di un insegnante vale al massimo 120 - 150 dollari.
Lo stesso vale per la Siria. Prima del conflitto Aleppo ospitava circa trecentomila cristiani di diverse confessioni, ora ne sono rimasti solo trentamila. Dopo dieci anni di scontri la gente è stanca, molto stanca. I combattimenti sono ancora in corso nella regione nord-occidentale e nonostante a Damasco, Homs e Aleppo ora non vi siano gravi problemi di sicurezza, le conseguenze della distruzione sono ancora drammaticamente presenti. I siriani si chiedono come ricostruiranno, chi li aiuterà a risollevare il Paese dalle ceneri.
Diverse persone, incontrate dalla delegazione di ACS, hanno descritto lo stato d'animo della popolazione: «Almeno durante la guerra si aspettavano che prima o poi finisse, ma ora cosa possono aspettarsi?». Le famiglie cercano di sopravvivere con un dollaro al giorno e ciò è inaccettabile in un Paese in cui prima della guerra gran parte della popolazione viveva abbastanza agiatamente.
Vi è poi il problema delle sanzioni. Aiuto alla Chiesa che Soffre fa appello da mesi a USA e UE affinché siano agevolati gli aiuti umanitari a favore della nazione siriana, tuttora oggetto di inaccettabili sanzioni. É infatti nostro dovere fornire aiuto alla popolazione civile sofferente e soprattutto alla minoranza cristiana in costante e rapida diminuzione. Per questo ACS chiede di applicare il quadro normativo internazionale esistente, il quale consente deroghe all’embargo per ragioni umanitarie.
La situazione siriana, nonostante i Telegiornali ne parlino sempre meno, resta quindi molto grave. Nel materiale di Aiuto alla Chiesa che Soffre allegato a questo numero vi è una toccante lettera firmata da mons. Jean-Abdo Arbach (Presidente di Caritas Siria) e da mons. Issam Darwish (Arcivescovo emerito di Zahle e Furzol), nella quale i due prelati descrivono con il realismo dei Pastori quale siano le sofferenze attualmente patite dai siriani rimasti in patria e di quelli rifugiatisi nel martoriato Libano. Vi invitiamo a leggerla.
Aiuto alla Chiesa che Soffre, che dal 1947 è accanto ai cristiani perseguitati e sofferenti, non intende restare a guardare.
Al contrario, vuole tradurre in iniziative concrete quanto mons. Darwish ci ha raccontato: «Oggi tutta la nostra popolazione sta lottando per ottenere il pane quotidiano. Noi continueremo a fare tutto ciò che è in nostro potere per sostenerla durante questi tempi difficili».
Aiuto alla Chiesa che Soffre non è una struttura burocratica che gestisce fondi pubblici. È una grande comunità di 345.000 benefattori, organizzata come fondazione di diritto pontificio. I nostri donatori nel corso del 2020 hanno donato per la Siria 3.451.229 euro, restituendo speranza alla comunità cristiana oppressa dalle conseguenze di un conflitto decennale.
Non vogliamo consegnare i nostri fratelli siriani alla generale indifferenza, specie a Natale. Per questo invitiamo ogni lettrice e ogni lettore a sfogliare il materiale allegato. Dare una mano, piccola o grande che sia, non sarà solo un atto di carità, sarà anche un modo per consolidare i legami fra due importantissime comunità cristiane, quella italiana e quella siriana.
Da parte loro i cristiani siriani, animati da profonda gratitudine, non mancheranno di ricambiare con la preghiera perseverante per il bene spirituale e fisico di ogni benefattore.
Buon Natale dai nostri fratelli siriani e da Aiuto alla Chiesa che Soffre.
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