Bilancio Apsa: le sfide in tempo di pandemia
Il documento è relativo all’anno 2020 e la decisione di pubblicarlo nasce dalla “speranza” di incrementare la fiducia nell’azione e nella testimonianza della Chiesa
Nel 2020 gli utili sono stati meno 51,2 milioni, con un risultato gestionale di 21,99 milioni. Gli investimenti finanziari al 31 dicembre 2020 pari a 1.778 milioni. Il contributo per il fabbisogno della Curia romana si è dimezzato da 41 a 20 milioni: risultato comunque positivo, considerando le gravi conseguenze della pandemia di Covid. Per la prima volta dall'istituzione nel 1967, l’Apsa pubblica il suo Bilancio . Il documento è relativo all’anno 2020 e la decisione di pubblicarlo, spiega il presidente monsignor Nunzio Galantino, nasce dalla “speranza” di incrementare la fiducia nell’azione e nella testimonianza della Chiesa, oltre che dalla volontà di trasformare il Dicastero istituito da Paolo VI da “struttura che offre prevalentemente servizi on demand” a “realtà propositiva”, anche nel modo di amministrare il patrimonio ad essa affidato.
Nel rapporto viene illustrato nel dettaglio l’operato dell’Apsa durante questi mesi gravemente segnati dall’emergenza sanitaria; vengono quindi riportati numeri e dati o fornite informazioni utili anche a smentire narrative superficiali sulla consistenza e il valore d’uso del patrimonio della Santa Sede. Si spiega, ad esempio, che grazie agli affitti a prezzo di mercato riscossi sugli immobili di prestigio posseduti a Parigi e Londra (753 quelli gestiti dall’Apsa in Francia, 27 in Inghilterra), è stato possibile concedere in comodato d’uso gratuito all’Elemosineria Apostolica una struttura come Palazzo Migliori, a due passi dal Colonnato di San Pietro, per l’accoglienza dei clochard ospitati da Sant’Egidio. Oppure, si parla dell’acquisto di un immobile nei pressi dell’Arc de Triomphe a Parigi: il venditore, grazie alla mediazione della società vaticana Sopridex, ha destinato una parte del ricavato per la costruzione di una chiesa in una banlieue parigina.
Dunque un documento mirato a fare chiarezza, anche sui tre ambiti in cui opera l’Apsa, alla quale il Papa, con un Motu proprio del 28 dicembre 2020, ha trasferito fondi e immobili della Segreteria di Stato. Il primo ambito è il settore immobiliare, con la gestione attuale di 4.051 unità immobiliari in Italia: il 92% nella Provincia di Roma (la maggior parte, il 64%, nelle zone adiacenti alla Città del Vaticano), il 2% tra Viterbo, Rieti e Frosinone, il 6% fuori dal Lazio. Circa 1.200 sono invece gli immobili gestiti all’estero tra Londra, Parigi, Ginevra e Losanna, e in Italia dalle società partecipate.
Il documento evidenzia un peggioramento del risultato operativo della gestione immobiliare: - 8,3 milioni. A determinarlo, vari fattori: l’effetto negativo di una riduzione dei ricavi da locazioni in Italia (- 2,2 milioni), l’aumento dei costi in Italia (+ 3,7 milioni) prevalentemente di natura manutentiva, un aumento della difficoltà nel recupero crediti degli inquilini causa Covid.
La seconda attività è quella mobiliare: l’Apsa investe i fondi in titoli internazionali e a reddito fisso, fornisce consulenza, soluzioni finanziarie e accesso ai mercati dei capitali per i Dicasteri della Curia Romana e altri Enti della Santa Sede. Terzo ambito è quello identificato come “Altre attività”: il Dicastero, cioè, oltre al contributo annuale alla Curia (nel 2020 sono stati 20,6 milioni di euro), contribuisce di fatto ulteriormente all’economia della Curia offrendo servizi - per la maggior parte gratuiti - erogati dagli uffici acquisti, analisi e negoziazione titoli, contabilità, riscossione e pagamenti, e dalla “Peregrinatio Ad Petri Sedem” che si occupa della biglietteria e dell’organizzazione logistica dei viaggi per l’intera Santa Sede.
Un ampio focus nel Rapporto si concentra sulle conseguenze socio-economiche della pandemia che, come si legge, “non hanno lasciato indifferente” l’Apsa, causando “ripercussioni negative” sui risultati gestionali. La preoccupazione, si legge nel documento, è stata quella di riuscire a gestire gli effetti derivanti dalla crisi sanitaria che ricadono, e ricadranno, sulla Santa Sede in forma diretta o indiretta. Lo sforzo è quello di mantenere comunque inalterato il funzionamento non solo dell’Apsa ma di tutta la Curia. E per farlo sono stati istituiti e resi operativi tavoli ed incontri, volti a produrre e adottare procedure, provvedimenti, soluzioni che garantiscano stabilità in un contesto che si prevede instabile.
A marzo 2020, in piena pandemia, il Dicastero ha deciso poi di venire incontro alle attività commerciali cancellando una parte dei canoni di affitto, variabile tra il 30% ed il 50% a seconda dell’attività. In realtà una tale politica di attenzione nei confronti dei piccoli esercizi commerciali non è nuova per l’Apsa che, già alla prima ondata della pandemia, aveva concesso temporanee riduzioni di canone. Ora, nel contesto della crisi economico-sociale, il Dicastero ha stabilito da subito un protocollo d’intesa con i conduttori delle attività commerciali nel duplice intento di mantenere un flusso di liquidità continuo (seppur ridotto) e di alleviare, per quanto possibile, le sofferenze in termini economici degli stessi esercizi commerciali.
È stato poi elaborato un progetto, “Sfitti a rendere”, che prevede azioni concrete per diminuire progressivamente il numero degli immobili sfitti. Esso comprende un piano di coinvolgimento delle agenzie immobiliari e la ristrutturazione di cento appartamenti, in più lotti. L’inizio dei lavori per il primo lotto è previsto a gennaio 2022, l’inizio della commercializzazione partirà già dalla primavera dello stesso anno; mentre la fine dei lavori complessiva è ipotizzata per la primavera 2023. Intanto, è in corso il censimento del “patrimonio immobiliare terreni” che si concluderà per la fine di questa estate.
Importante nel rapporto il punto che riguarda le imposte: l’Apsa spiega di versare in forma diretta ed indiretta imposte derivanti dalla gestione e possesso degli immobili sul territorio italiano. Per l’anno di imposta 2020 sono stati versati 5,95 milioni per Imu e 2,88 milioni per Ires. Di questi, per la sola Apsa, 4,4 milioni per Imu e 2,01 milioni per Ires.
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