Letture sotto l'ombrellone: pagine per i ragazzi
Anche i ragazzi, è cosa nota, hanno i loro classici: ce ne sono di quelli consigliati a scuola, e allora abbiamo “Il giro del mondo in ottanta giorni” (1873) di Jules Verne, “L’isola del tesoro” (1883) di Robert Louis Stevenson, “Zanna bianca” (1906) e “Il richiamo della foresta” (1903), di Jack London; dunque ancora e sempre avventura. E non è uno scandalo, anzi. Noi continuiamo a suggerirli, come gli insegnanti che tentano d’invogliare alla lettura i ragazzi attraverso libri che abbiano anche una dignità narrativa; se facessero leggere “La coscienza di Zeno” di Italo Svevo a un dodicenne otterrebbero un addio alla lettura per qualche anno. Ai primi posti ci sono anche “Alice nel Paese delle Meraviglie” (1865) e “Pinocchio” (apparso in rivista nel 1880), che dovrebbero essere letti anche dai seriosi professori e dai critici militanti. Perché il capolavoro di Collodi, alias Carlo Lorenzini, è un libro quasi iniziatico che ha molto in comune con i simboli del sacro (si pensi al falegname, al legno, alla morte necessaria per poter rinascere).
E poi una sorpresa, perché nei primi posti delle classifiche “vietate” ai maggiori di sedici anni troviamo la “Trilogia degli antenati” (anni Cinquanta) di Italo Calvino, segno che i grandi scrittori, attraverso l’umorismo e il sorriso benevolo hanno molto da insegnare, anche ai giovani. Ma ai primi posti resta, da settant’anni, anche “Il piccolo principe” (1943), di Antoine de Saint-Exupéry, che, se letto con attenzione fa capire che c’è di mezzo il simbolismo dell’iniziazione alla vita, del sacrificio, della solitudine e della morte come promessa di eternità, tutte cose che un adulto può razionalizzare, ma che un ragazzo intuisce forse con più profondità.
Messa in questo modo, la questione investe anche il libro di Lutwidge Dodgson, noto ai lettori come Lewis Carroll (una costante degli autori di libri per ragazzi è di usare pseudonimi), “Alice nel Paese delle Meraviglie”, perché l’ingresso sotterraneo nel mondo fatato potrebbe essere letto come penetrazione nell’apparente non-senso della vita, e allusione ai labili confini tra follia e normalità, cinquant’anni prima di Pirandello. Certo, poi ci sono i libri d’oggi, in grado di aiutare i ragazzi a capire la realtà attraverso affascinanti scenari, parlando anche di scienza e di conflitti interiori, come nel caso di “The frozen boy” di Guido Sgardoli, ma anche di “L’autobus di Rosa” di Fabrizio Silei, che tocca l’argomento del razzismo e di “Nevicò presto quell’inverno” di Nuccia Resegotti che affronta il dramma della guerra ma anche della resistenza della solidarietà.
Ed è confortante che tra i long seller ci sia ancora Il “Diario di Anna Frank”, il che dimostra che i ragazzi sono meno superficiali e tributari dei tempi di quanto si pensi. È ovvio che nei primi posti ci siano ancora i fenomeni mediatici della saga di Harry Potter, creata da Jeanne Rowling e di Percy Jackson, un semidio che ritrova l’Olimpo e i suoi altolocati inquilini negli Stati Uniti, inventato da Rick Riordan. Ma abbiamo anche assistito al solito fenomeno del bombardamento mediatico, per cui autori come Tolkien e Lewis sono rispolverati a distanza di anni grazie alle versioni cinematografiche dei loro romanzi, e poi di nuovo dimenticati dai più.
Ci sono però libri-saga nostrani che non hanno avuto una grande risonanza, forse per la minore forza d’urto editoriale, e che piacerebbero a ragazzi amanti dell’avventura mitica, ma anche della riflessione, come nel caso di “L’ultima profezia del mondo degli uomini” di Silvana De Mari, certamente fantasy, con battaglie e duelli, ma con messaggi profondi nascosti tra le righe. Da notare che un’altra saga meno impegnata, quella del “Diario di una schiappa” di Jeff Kinney, è godibile, leggera ma con un brio accattivante, condita da un’ironia non corriva, un po’ come il nostro Gian Burrasca. Ma a un ragazzo che volesse riscoprire autori oggi messi un po’ in ombra, consiglierei “La notte dei desideri” dell’autore della “Storia infinita”, Michael Ende: una favola in cui il tempo (una dimensione assai cara allo scrittore) sembra sospeso in una notte in cui gli animali lottano contro gli stregoni a difesa del bene. E poi ci sono autori affermati che non hanno abbandonato i ragazzi, anzi: Susanna Tamaro ha scritto tra gli altri “Il cerchio magico”, favola metropolitana in cui il circolo fatato della comunione con la natura rischia di essere infranto dall’avidità degli uomini. Non c’è dubbio che la natura sia giustamente uno dei motivi preferiti dai nuovi racconti per ragazzi: “Il cappello verde bruno” di Dario Franchello, insegna a rispettare piante e animali anche attraverso schede fuori testo.
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