II lettura di domenica 7 giugno - La grazia di Gesù Cristo, l'amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo
Santissima Trinità (anno A)
Fratelli, siate gioiosi, tendete alla perfezione, fatevi coraggio a vicenda, abbiate gli stessi sentimenti, vivete in pace e il Dio dell’amore e della pace sarà con voi.
Salutatevi a vicenda con il bacio santo. Tutti i santi vi salutano.
La grazia del Signore Gesù Cristo, l’amore di Dio e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi.
Ai Corinti, Paolo ha scritto questa lettera, per ammonire le incoerenze di vita cristiana, le incomprensioni nei suoi riguardi e per difendere l’autenticità del suo apostolato.
Si è espresso, con franchezza, secondo il suo temperamento e la sua autorevolezza, ma non con acredine: perciò conclude lo scritto con parole di benevolenza, ripetendo ancora una volta l’appellativo “fratelli” per a ribadire il suo amore, che rimane inalterato. Ad essi pertanto rivolge le ultime esortazioni. La prima: alla “letizia”, l’atteggiamento che l’Apostolo richiama spesso nella prospettiva dell’incontro con il Signore, specialmente nella “parusia”, la seconda venuta del Signore. Seconda esortazione: alla “perfezione” nell’adeguarsi all’ideale proposto da Gesù.
Terza esortazione: a “farsi coraggio a vicenda”, cioè a sostenersi reciprocamente nel cammino cristiano, senza isolarsi né isolare alcuno. Quarta esortazione: alla comunione, all’unità di “sentimenti”, di pensieri, di intenti.
Ultima esortazione: a “vivere in pace”, concordemente, senza divisioni, contrapposizioni, attriti.
Tutto ciò è condizione affinché “il Dio dell’amore e della pace” non faccia mancare la propria assistenza.
Nell’invito al saluto Paolo richiama il “bacio santo”, perché manifestazione non si sensualità o di affetto semplicemente umano, ma di amore soprannaturale: come il “bacio santo” già consueto nella liturgia.
E nel saluto personale dell’Apostolo vengono accomunati “tutti” gli altri cristiani – “i santi”, com’è noto, nel linguaggio paolino, sono i battezzati – del luogo da cui scrive, la Macedonia. Infine il saluto, probabilmente una formula liturgica o catechetica, già in uso nella comunità cristiana: l’augurio di partecipare alla “grazia del Signore Gesù Cristo” – la grazia che redime ed eleva alla vita soprannaturale – e l’auspicio di fruire “dell’amore di Dio”, da cui non può essere disgiunta “la comunione dello Spirito Santo”.
Forse nessun altra formula biblica è più chiara espressione del dogma della Trinità: Gesù, causa meritoria della salvezza; Dio Padre, sorgente di amore e di comunione; lo Spirito Santo che santifica, effondendo i suoi doni.
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