II lettura di domenica 6 settembre - Pienezza della Legge è la carità
XXIII domenica tempo ordinario (Anno A)
Fratelli, non siate debitori di nulla a nessuno, se non dell'amore vicendevole; perché chi ama l'altro ha adempiuto la Legge. Infatti: «Non commetterai adulterio, non ucciderai, non ruberai, non desidererai», e qualsiasi altro comandamento, si ricapitola in questa parola: «Amerai il tuo prossimo come te stesso». La carità non fa alcun male al prossimo: pienezza della Legge infatti è la carità.
L o scrivente ha parlato dei doveri del cristiano verso l’autorità dello stato, che – se, ovviamente rispettosa della legge divina – va rispettata ed obbedita, avendo la responsabilità di governare la società a nome di Dio e quindi per il bene comune.
Al bene comune il cristiano deve contribuire, non soltanto per non incorrere nelle sanziono, ma in coscienza: perciò deve pagare tributi e tasse (vv. 1-7).
Prosegue, andando alla radice dell’atteggiamento richiesto al cristiano: “Non abbiate alcun debito con nessuno”, né con individui né con la società, ma soltanto il debito – cioè quanto è semplicemente doveroso dare – “di un amore vicendevole”.
L’amore reciproco è la somma, la sorgente e il culmine della legge, sia umana che divina. Infatti – specifica Paolo – la legge di Dio si riassume in quello che Gesù ha definito il primo comandamento e il più grande, perché li ingloba e li motiva tutti, quello dell’amore, già noto nell’Antico testamento: “Amerai il prossimo tuo come te stesso”.
E ribadisce assiomaticamente: “L’amore non fa alcun male al prossimo”; la legge, ogni tipo di normativa, è perfetta se è dettata dall’amore e per amore è adempiuta.
Allora si eliminano o almeno si attutiscono le frizioni nella ricerca del bene individuale e del bene sociale.
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