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Centri estivi, una scelta e non solo una necessità

Un'opportunità per costruire relazioni, stare insieme e condividere valori educativi di crescita

Centri estivi, una scelta e non solo una necessità

Nel Vangelo di Giovanni Gesù chiede a Filippo come sfamare tante persone che avevano fame. Filippo la butta sui soldi: “occorrono duecento danari”. Ma lì c’è un ragazzo che ha cinque pani e due pesci, Gesù li prende e li dona: bastano per tutti!
Mi pare un’icona del periodo estivo per tante famiglie. La scuola finisce, i genitori lavorano entrambi, non tutti hanno seconde case dove spedire i pargoli per due mesi e mezzo, né tantomeno tutti i nonni godono di salute; e poi a dieci-dodici anni, chi li tiene più? Troppo complesso trovare diversivi alla loro noia, alla loro voglia di stare insieme. Soprattutto non tutti possono permettersi costosi centri estivi che propongono esperienze mirabolanti, sportive, ecologiche, naturalistiche, e forse un po’ esclusive.
Come rispondere a questa esigenza della folla che ogni anno si fa più pressante? Come non lasciare alla mercè del nulla tanti bimbi e ragazzi? Alcuni, appunto, la mettono sul denaro. Ci vorrebbero tanti soldi. In effetti non sono pochi i centri estivi, i campi, le esperienze che vengono offerti a costi talvolta esorbitanti. Ci sono alberghi veri e propri specializzati dove c’è tutto, e un tutto di grande raffinatezza. Ma è questo che come Chiesa andiamo inseguendo? È questo di cui hanno realmente bisogno i nostri bambini e ragazzi?
Tante parrocchie, associazioni, movimenti hanno cinque pani e due pesci. Forse poco per tanta gente. C’è chi può organizzare un centro estivo solo al mattino, altri solo al pomeriggio, altri per una settimana coi volontari, altri per due giorni o tre a settimana ma per più settimane consecutive. C’è chi ha molti volontari e organizza centri estivi (GREST si chiamavano una volta) per un mese tutto col volontariato. C’è chi mette in piedi una vera organizzazione con educatori propri che percepiscono regolarmente una retribuzione settimanale che gli permette di svolgere il servizio gran parte dell’estate. Chi si avvale degli stessi educatori dell’anno, di “peer educator” che danno una mano, chi invece si affida a professionisti. Chi organizza anche il pranzo, chi fa portare il classico panino. Chi organizza mille attività anche esterne quali gite, visite, chi si limita a stare in sede parrocchiale o associativa. Chi lo fa da solo, chi di vicariato, chi con le scuole, chi con le istituzioni sportive.

La galassia della Chiesa è variegata ma i cinque pani e due pesci li abbiamo. Dobbiamo avere due comportamenti coraggiosi: accorgerci di questa fame attorno a noi e donare questa esperienza di cura dei ragazzi durante l’estate attraverso l’animazione e il gioco. Il Signore poi moltiplicherà la fantasia e le risorse per sfamare il suo popolo. Ma occorre “crederci” che è la caratteristica che contraddistingue il brano del Vangelo. Certo si tratterebbe di “moltiplicare” gli educatori.
Essendo un servizio di alto valore sociale alcune risorse vengono messe a disposizioni dalle istituzioni pubbliche tramite i classici LET (Laboratori Educativi Territoriali) e attraverso finanziamenti alle famiglie da parte di FILSE. Non servono per sfamare proprio tutti e son strumenti da perfezionare, ma è già qualcosa.
Veniamo poi al valore in sé dei centri estivi: perché sfamano un popolo? Perché nutrono la relazione, lo stare insieme, perché propongono valori educativi che fanno crescere i ragazzi e la stessa società trattandosi di valori in gran parte condivisi da famiglie, scuole e società. Nutrono la gioia della gratuità, del gioco, dell’avventura, della scoperta della natura, del potersi finalmente muovere lontano dai banchi di scuola, della riflessione su tematiche della vita che vengono proposte ai ragazzi e non ultimo non fanno perdere quella memoria del Signore che durante l’estate rischia di diventare la “vendemmia del Diavolo” come diceva don Bosco. 

Per questo i centri estivi possono essere per molti una scelta oltre che una necessità. La scelta di non far passare la giornata ai ragazzi sul sofà ma di metterli in gioco insieme ad altri.
Come si differenzia il centro estivo dal campo estivo? Semplice: il centro estivo è territoriale e si apre e si chiude in giornata. Il campo è qualcosa di ancor più bello avventuroso, che ancor più forma il gruppo stesso e fa crescere.

Riconoscere la bellezza dei nostri centri, esserne contenti, far sapere che esistono, far sapere che non sono soli è l’obiettivo della giornata del 26 giugno al Don Bosco (vedi sotto) con l’Arcivescovo dove davvero invitiamo tutti i centri estivi parrocchiali, delle scuole cattoliche, dei centri per minori, delle cooperative, di tutti coloro che si ispirano a Gesù che guarda con compassione alla folla e ai suoi bisogni. Coloriamoci di Pace va a cogliere il desiderio di Pace che si respira presso i ragazzi; Pace in famiglia, Pace nelle relazioni fra coetanei, Pace in quartiere e nelle strade, Pace nelle relazioni tra i popoli, Pace nel proprio cuore.
Aspettiamo tutti insieme per poter di anno in anno crescere e poter dare ai ragazzi genovesi e alle loro famiglie la buona notizia che in estate non sono soli.
*Coordinatore Pastorale Giovanile

Fonte: Il Cittadino
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