Ucraina, sale la tensione
Le preoccupazioni di Padre Vitaliy Tarasenko, Cappellano delle comunità cattoliche ucraine della Liguria
Al momento non si vedono soluzioni semplici o indolore per un paese che è diventato teatro di una partita molto più grande. Un’escalation che sembra aver già oltrepassato il punto di non ritorno perché al confine est dell’Ucraina ci sono oltre 100 mila soldati russi da diverse settimane e la Nato si sta organizzando per interventi a sostegno di Kiev. Non può essere indolore perché già da otto anni c’è una guerra in corso nell’est dell’Ucraina. Dopo l’invasione russa della Crimea, gli scontri tra separatisti filo-russi e forze governative non si sono mai fermati.
La preoccupazione è molta anche tra la comunità ucraina presente nel Tigullio e nel genovesato. «Cosa accadrà domani? Cosa succederà domani? Questo è il pensiero principale – spiega Vitaliy Tarasenko Cappellano delle comunità cattoliche ucraine della Liguria, e continua – dispiace, ma non ci sono più i segnali della pace». È sulla stessa linea Bogdana Gabruska, una rappresentante della comunità ucraina del Tigullio che dice: «Siamo in guerra già da otto anni perché la Russia ha invaso due nostre regioni, però adesso che ci sono più di 100 mila soldati al confine siamo molto più preoccupati».
Una delle speranze della popolazione ucraina è che, in caso di attacco, possa esserci un intervento tempestivo della Nato. Il governo Usa ha annunciato di aver messo in stato di allerta 8.500 soldati. La Danimarca ha inviato una nave da guerra nel mar Baltico e ha annunciato l’invio di quattro aerei F-16 in Lituania. Anche la Spagna sta mandando navi da guerra nel mar Mediterraneo e nel mar Nero. I Paesi Bassi dispiegheranno due aerei F-35 in Bulgaria. In generale la nazione è più pronta a rispondere a un’offensiva, rispetto al 2014. «Il nostro esercito è molto più forte adesso – prosegue Gabruska - il popolo ucraino è pronto a difendere il nostro paese». I paesi della Nato domenica 30 gennaio hanno detto che non invieranno soldati in Ucraina.
Una delle motivazioni delle pressioni della Russia è il progressivo avvicinamento dell’Ucraina ai paesi della Nato e dell’alleanza atlantica. «I segnali che noi riceviamo dai nostri parenti e amici in Ucraina sono di grande preoccupazione – continua Tarasenko – qualcuno vuole proteggere la propria famiglia e sta pensando a come contattare parenti e amici che sono fuori dall’Ucraina per avere questa possibilità di portarli fuori dal paese. Qualcun altro pensa a rimanere e a come difendere il proprio paese».
Al momento non si vedono soluzioni semplici o indolore, ma la speranza più grande resta sempre quella della pace. «Preghiamo e speriamo che finisca questa guerra e che possiamo vivere in pace, perché il nostro popolo vuole vivere in pace» conclude Gabruska.
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