Crisi di governo: i nodi da sciogliere
Lo scenario che si presenterebbe se si andasse ad elezioni anticipate
Con la richiesta della Lega di tornare velocemente al voto, si apre la crisi del governo Conte. Non è comunque automatico che si vada ad elezioni anticipate, ad appena un anno e mezzo dalle precedenti politiche. Il Capo dello Stato deve infatti verificare l'esistenza o meno di una maggioranza alternativa in Parlamento. Verifica che può essere effettuata attraverso le “consultazioni” dei gruppi parlamentari, sempre che dal passaggio in Parlamento per certificare la fine del governo non emergano già indicazioni sufficienti ed univoche. Il Presidente della Repubblica potrebbe altresì dare un nuovo incarico (anche allo stesso Giuseppe Conte) per tentare di costituire un altro esecutivo con l'obiettivo prioritario di varare la legge di bilancio e, comunque, di gestire la fase elettorale.
Il nodo della legge di bilancio è cruciale nelle valutazioni intorno alle elezioni anticipate. Si tratta infatti di una legge fondamentale da cui dipende il finanziamento di tutte le attività dello Stato.
Tale legge deve essere presentata in Parlamento e in Europa nel mese di ottobre, ma la data più pesante è quella del 31 dicembre. Se infatti la legge di bilancio non venisse approvata entro la fine dell'anno scatterebbe l'esercizio provvisorio che può durare al massimo quattro mesi. In generale, sarebbe un segnale di enorme debolezza da parte dello Stato ed esporrebbe il Paese alla speculazione finanziaria più spietata.
Ma perché il tema delle elezioni anticipate porta dritto a quello della legge di bilancio? E' una questione di tempi. Da un eventuale scioglimento delle Camere al voto devono passare circa due mesi dopo di che il Parlamento si deve insediare e deve essere formato un nuovo governo, che avrà il compito di far approvare la legge di bilancio.
Per completare lo scenario bisogna tenere conto di un'altra scadenza. A settembre, alla metà del mese o poco prima, ci sarà il quarto e definitivo voto sulla riforma costituzionale che riduce drasticamente il numero di deputati e senatori. Dopo quattro voti conformi del Parlamento sarebbe una follia chiamare gli italiani alle urne per eleggere deputati e senatori nel numero previsto in precedenza e non è difficile immaginare che il Capo dello Stato userà tutti i poteri che la Costituzione gli attribuisce per evitare una simile insensatezza. Tanto più che quella controversa riforma richiederà probabilmente una modifica della legge elettorale per evitare che si determini una compressione abnorme della rappresentanza parlamentare. Insomma, se si arrivasse a metà settembre, le eventuali elezioni anticipate non si svolgerebbero prima del marzo 2020 in quanto, dopo i quattro voti in Parlamento, devono necessariamente trascorrere tre mesi per l'eventuale richiesta di un referendum confermativo e due mesi per l'applicazione della riforma (è il termine previsto dalla riforma stessa). Viceversa, se le Camere venissero sciolte prima di quel fatidico quarto voto di settembre, la riduzione del numero dei parlamentari salterebbe.
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