Elezioni politiche: in Liguria si conferma il Centro Destra
Cambia anche la composizione del Consiglio Regionale
Il centrodestra si conferma saldamente in vantaggio in Liguria dopo la chiusura dello scrutinio in tutte le 1789 sezioni per la Camera. E' il dato emerso dal sito "Eligendo-Politiche e Regionali del 4 marzo 2018". La coalizione guidata da Silvio Berlusconi incassa il 37,25 con la Lega al primo posto col 20% a quasi otto punti percentuali di distanza dal 12,69% di Forza Italia, in linea con il dato delle Regionali. Segue il Movimento 5 Stelle con 30,12% e il centrosinistra col 24,06. Il Pd si attesta al 19,77 mentre Leu è al 4,42%.
Cambia la composizione del Consiglio regionale della Liguria dopo le elezioni politiche che portano a Roma quattro consiglieri, tre della Lega Nord e uno del Pd. Lasciano il seggio in via Fieschi per il Carroccio Edoardo Rixi, che sarà sostituito da Vittorio Mazza della Lega di Chiavari; Stefania Pucciarelli, che sarà sostituita da Paolo Ardenti, capo di gabinetto dell'assessore alla Sanità Sonia Viale; Francesco Bruzzone che lascerà il posto di consigliere all'assessore Mai. Ma su Bruzzone non c'è ancora la certezza che sia premiato con gli ultimi conteggi del proporzionale.
Per il Pd lascia via Fieschi la capogruppo Raffaella Paita. Al suo posto subentra l'Udc Giovanni Boitano, già assessore con Burlando, candidato alle ultime regionali nella lista di Paita.
Boitano intende stare all'opposizione con un suo gruppo. Il Pd perde dunque un pezzo e rimane con 7 consiglieri.
Per il ruolo di capogruppo i giochi sono aperti: in lizza il vice di Paita Garibaldi, Pippo Rossetti, Giovanni Lunardon, Juri Michelucci. I consiglieri uscenti resteranno in carica almeno fino al 23 marzo quando potrebbe essere convocata la prima seduta del nuovo Parlamento. Entro una decina di giorni la Corte d'Appello deve proclamare ufficialmente gli eletti che avranno dieci giorni per decidere se dimettersi per andare a Roma.
La surroga dei nuovi consiglieri regionali avverrà alla prima seduta utile dopo quella data. In quella occasione, il Consiglio sarà chiamato anche nominare il nuovo presidente dell'Assemblea al posto di Bruzzone.
La votazione riguarderà anche il vice Pippo Rossetti. Per la guida del Consiglio emerge il nome di Alessandro Piana, capogruppo della Lega.
I risultati delle elezioni rappresentano un terremoto che cambia radicalmente la geografia elettorale italiana. E ripristina sostanzialmente un nuovo bipolarismo, con il M5S egemone nel Sud e isole e la coalizione di centrodestra, trainata dal boom della Lega, padrona del Nord.
Va così in soffitta il tripolarismo uscito dalle politiche del 2013. Il polo che si 'squaglia' - è il responso del voto di ieri - è quello del centrosinistra, con il Pd che resiste solo in alcune ridotte dell'Italia centrale ed in quartieri delle metropoli Roma, Milano e Torino.
Le prime analisi dei flussi indicano che sono stati principalmente i pentastellati a 'prosciugare' i consensi dei dem. Mentre il Carroccio ha pescato soprattutto da Forza Italia. L'analisi territoriale del voto, offre dunque un'Italia spaccata in due: M5S domina quasi incontrastato al Sud, il centrodestra al Nord. Più variegato il Centro. Alla Camera, solo i seggi di Gioia Tauro e Vibo Valentia, in Calabria e di Agropoli, in Campania, vanno al centrodestra impedendo l'en plein pentastellato in tutti i collegi uninominali del Meridione. Mentre al Senato solo Reggio Calabria (centrodestra) sfugge ai grillini. In Sicilia (28 a 0 nell'uninominale), Sardegna (9 a 0), Calabria, Basilicata, Puglia, Campania e Molise il partito di Di Maio supera nettamente il 40%. Sfiora il 40% in Abruzzo ed è al 35% nelle Marche. Salendo a Nord è il centrodestra a dominare con l'accoppiata Lega-Fi.
Fa eccezione l'Alto Adige, tradizionalmente in mano a Svp che ha sostenuto la candidata vincente del Pd Maria Elena Boschi, mentre in Trentino tutti i collegi uninominali sono andati al centrodestra. Sorprendono tuttavia i risultati del partito di Matteo Salvini al Sud ed al Centro: è al 10% in Sardegna, al 6% in Puglia e Basilicata, all'8,6% in Molise, al 13,8% in Abruzzo, al 17% nelle Marche, al 20% in Umbria, al 17% in Toscana. Per il Pd è notte fonda. Riesce ad essere ancora primo partito solo in Toscana (29,6%), mentre perde di poco in Emilia Romagna (26,3% contro i 27,5 del M5S).
C'è poi 'l'anomalia' delle metropoli con la coalizione di centrosinistra che la spunta in alcuni collegi a Roma, Milano e Torino.
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