‘Giusto tra le Nazioni’: quattro sacerdoti genovesi insigniti dell’onorificenza
Verso il Giorno della Memoria Il Cittadino ricorda i sacerdoti eroici impegnati nella salvezza degli Ebrei
La ricorrenza del 27 gennaio ricorda il giorno della liberazione, nel 1945, del lager di Auschwitz.
La data è diventata simbolica per commemorare l’olocausto del popolo ebraico. Si calcola che furono 6 milioni gli Ebrei vittime del genocidio. Insieme a questo abisso di disumanità, si registrarono in quegli anni, tanti eroici episodi attribuiti ai cosiddetti Giusti tra Le Nazioni, i quali tra gravissimi rischi si adoperarono per la salvezza degli Ebrei perseguitati. Tra questi, vanno ricordati quattro Sacerdoti della nostra Diocesi che ricevettero tale onorificenza dallo Yad Vashem, l’Ente Nazionale ebraico per la Memoria della Shoah. Sono il Card. Pietro Boetto, Mons. Francesco Repetto, Mons. Carlo Salvi e Mons. Emanuele Levrero.
2017 - Cardinale Pietro Boetto
L a Commissione per la Designazione dei Giusti dello Yah Vashem, l’Ente Nazionale per la memoria della Shoah di Israele a Gerusalemme, ha conferito nel 2017 l’onorificenza di ‘Giusto tra le Nazioni’ al cardinale Pietro Boetto, Arcivescovo di Genova dal 1938 al 1946.
Al suo impegno a favore degli ebrei perseguitati ma non solo, è dedicato il volume edito da Il Cittadino “Giusto tra le Nazioni - Pietro Boetto Arcivescovo di Genova (Il Cardinale degli Ebrei, della Liberazione, degli operai, dei Poveri e i suoi collaboratori”), fortemente voluto dal Cardinale Bagnasco che nella prefazione ha scritto: “Gli anni in cui si verificarono, anche a Genova, le persecuzioni razziali furono quelli tremendi del secondo conflitto mondiale; furono anche gli anni che precedettero la liberazione della città, per la cui salvezza tanto si adoperò il Cardinale Boetto, da meritare il titolo di “Defensor Civitatis”.
Le due imprese, in aiuto agli Ebrei e alla città, si intrecciarono tra loro e videro l’Arcivescovo di Genova ogni giorno impegnato non solo nell’ordinaria attività di Pastore, ma anche in prima linea nel sostegno ai poveri, agli Ebrei perseguitati e nella ricostruzione della pace”.
Il libro è ancora disponibile in redazione. La consegna dell’onorificenza di ‘Giusto tra le Nazioni’ è avvenuta il 29 maggio 2018 a Palazzo Tursi.
La consegna è avvenuta per mano di Rafael Erdreich, Ministro Consigliere dell’Ambasciata d’Israele a Mariella e Flavio Audisio, nipoti del Card. Boetto, residenti a Cumiana (TO). La cerimonia è stata introdotta dal Sindaco di Genova Marco Bucci, alla presenza del Card. Angelo Bagnasco e di Giuseppe Momigliano, Rabbino Capo di Genova.
1976: Monsignore Carlo Ivo Salvi
Mons. Carlo Ivo Salvi, figlio di Giovanni e di Anna Sioli, nacque a Borzoli il 4 novembre 1907.
Fu ordinato sacerdote a Genova il 22 dicembre 1934; fu Vice Rettore del Seminario Maggiore dal 1934 al 1942 e ivi professore dal 1937; dal 1942 fu impiegato presso l'Ufficio Amministrativo della Curia Arcivescovile quindi a Roma, Capo Ufficio della Sacra Congregazione per i Vescovi, Beneficiato della Patriarcale Basilica Vaticana, Prelato d'Onore di Sua Santità. Morì a Roma il 27 settembre 1976.
Dopo i lunghi anni come vice rettore e poi professore nel nostro seminario maggiore, fu ufficiale di Curia. Chiamato alla Sacra Congregazione, allora Concistoriale, ove lungamente servì la Santa Sede, ebbe modo di avere il consenso e l’affettuosa e profonda stima di tutti.
Sentiva la Chiesa, più di sé stesso; molto del suo valore e della sua perfezione, della caritatevole dedizione, questo degno sacerdote ha portato in cielo, come un segreto che valesse al Tribunale di Dio. Ed è in questa onesta misura, in questo silenzio voluto, in questa armonia silente di vita che sta l'esempio da Mons. Carlo Salvi.
Questa nobilissima figura di sacerdote non poteva non curarsi del dramma degli Ebrei negli anni del nazifascismo che duramente li colpì anche a Genova.
Fu in prima linea in questo pericoloso impegno e mai si tirò indietro. Scrive di lui Mario Macciò nel libro Genova e “ha Shoah” - Salvati dalla Chiesa. Dopo il forzato allontanamento di Mons. Repetto dal ruolo di Segretario del Card. Boetto, Don Salvi, per portare avanti l'opera d'assistenza agli Ebrei con la preziosa collaborazione di Massimo Teglio, aveva urgente necessità di consultare tutta la documentazione che Don Repetto era riuscito a mettere insieme e di cui si avvaleva per i suoi interventi: una documentazione nascosta da Don Repetto in posto ben sicuro e che solo lui conosceva.
Si rese necessario prendere contatti con il “clandestino” della Val Bisagno [Don Repetto], il quale, raggiunto dopo non poche difficoltà, fece sapere che il “segreto posto” era la canna del basso continuo dell'organo di destra nella Cattedrale di San Lorenzo.
Li, infatti, è stata recuperata la documentazione ed è così proseguita l'opera di assistenza agli Ebrei. “Don Salvi subentrò nel momento criticissimo – scrive Don Repetto, come suo ricordo – quando attorno l'assistenza ormai identificata, si tendevano le insidie per arrivare ad un colpo improvviso e generale contro i nostri protetti... Don Salvi portava nei suoi compiti la calma e la prudenza di uno scientifico insieme ad un'inflessibile decisione e ad un'amabile e silenziosa modestia”. A Don Salvi, prematuramente scomparso, il 29 aprile 1976 fu conferita da Yad Vashem, alla memoria, l'onorificenza di “Giusto tra le Nazioni” con questa motivazione: “Attivo e valoroso collaboratore del Segretario di S. Em. l'Arcivescovo di Genova, allorché Don Francesco Repetto dovette fuggire per sottrarsi all'arresto per le attività a favore degli Ebrei, ne assunse continuandola, la nobile e rischiosa attività clandestina e la portò a compimento fino al giorno della liberazione: a lui debbono la salvezza centinaia di Ebrei”.
1982: Monsignore Francesco Repetto
“D on Francesco Repetto, Segretario di S.E. l’Arcivescovo di Genova, dopo l’8 settembre 1943, si assunse il compito di proseguire nella clandestinità l’opera ardua e difficile fino ad allora condotta dalla Delegazione Assistenza Emigrati Ebrei (DelAsEm), cessata a seguito dell’occupazione nazista. In tale sua opera nobilissima, noncurante di numerose denunce, minacce ed ordini di cattura, ai quali riuscì fortunatamente a sottrarsi, creò una vera e propria organizzazione per la distribuzione di viveri, per il ricovero in luoghi sicuri, per l’emigrazione riuscendo a recare aiuto a centinaia di perseguitati”. Con questa motivazione Don Repetto, il 17 aprile 1956, ricevette nel salone di Palazzo Ducale a Genova la medaglia d’oro delle Comunità Israelitiche Italiane, consegnatagli dal Presidente della Comunità di Genova, Umberto Morpurgo. Ringraziando per il riconoscimento, così concluse il suo discorso. Il 26 aprile 1982, poi, nel salone d’onore di Palazzo Tursi a Genova, presenti le maggiori autorità cittadine e Mons. Giovanni Cicali, Vicario Episcopale, il Console Generale d’Israele, Reuben Ben Eliezer, in nome di Yad Vashem, l’Istituto di Gerusalemme per la Memoria dei Martiri e degli Eroi dell’Olocausto, gli consegnava, con analoga motivazione la medaglia di “Giusto tra le Nazioni”. Due riconoscimenti quanto mai significativi! Ma chi è Don Repetto e cosa ha fatto per essere riconosciuto “Giusto”, con la prestigiosa onorificenza d’Israele? Mons. Francesco Repetto, figlio di Paolo e di Arecco Paolina, nacque a Genova l’1 dicembre 1915. Fu ordinato sacerdote a Genova il 29 settembre 1938. Dopo aver conseguito la laurea in Teologia Dogmatica fu Segretario del Card. Boetto dal 1940 al 1946. Dal 1946 fu Professore di Teologia Dogmatica e successivamente di Dottrina Sociale della Chiesa, Storia ecclesiastica diocesana, Dottrina Spirituale nel Seminario Maggiore. Altri incarichi ricoperti: Insegnante di religione nelle scuole statali; Cappellano nell’Istituto Artigianelli in Albaro e nella parrocchia di San Siro in centro; Segretario della Congregazione degli Operai Evangelici Franzoniani; Prefetto della Biblioteca Franzoniana; Archivista-Bibliotecario della Congregazione dei Missionari Urbani e Rurali; Presidente della Commissione diocesana per lo studio delle Sette; Presidente della Commissione diocesana per la Fede; Promotore della fede e giudice nel Tribunale Ecclesiastico Regionale Ligure; Delegato per l’Istruzione delle Cause dei Santi in Diocesi. Dal 1963 “Cameriere segreto” di Sua Santità. Collaborò con varie riviste e giornali cattolici, e tra questi il “Settimanale cattolico” di Genova. Morì a Genova il 14 ottobre 1984. Con il Cardinale Boetto e sotto il suo indirizzo di padre e di sacerdote, si trovò di fronte al dramma dell’occupazione tedesca e alla tragica pagina delle deportazioni, delle famiglie colpite dai lutti del conflitto, del sostegno ai poveri, del salvataggio di molti Ebrei, facendoli riparare all’estero. Dopo l’8 settembre, quando all’incubo della guerra si aggiunse quello dell’occupazione tedesca, la persecuzione contro gli Ebrei divenne più violenta e tragica e le richieste di una qualunque protezione sempre più pressanti all’Arcivescovado. In quegli anni arrivarono al Cardinale Boetto non poche lettere di Mons. Montini, della Segreteria di Stato del Vaticano, che il Cardinale passava al suo Segretario. Erano tutte lettere di famiglie ebree che si rivolgevano al Papa ed ai buoni uffici della Santa Sede, alla ricerca di notizie di parenti e conoscenti al Nord dell’Italia o che chiedevano appoggio e sostegno per avere dal Governo italiano un certificato di “discriminazione” o un aiuto per poter espatriare.
2009: Monsignore Emanuele Levrero
Mons. Emanuele Levrero, figlio di Emilio e Rossi Maria, nacque a Genova il 18 ottobre 1915. Fu ordinato sacerdote l'11 giugno 1938. Fu Vicario Cooperatore del SS. Salvatore e S. Croce di Sarzano dal 1938 e Vicario Cooperatore di S. Bartolomeo del Fossato in Genova dal 1941, poi Parroco dal 1955. Divenne Parroco di Santa Maria Assunta in Carrosio (AL) dal 16 dicembre 1975. Vicario del XV Vicariato Foraneo “Zona Nord-Alta Val Lemme” dal 1986 al 1995. Venne eletto nel Consiglio Presbiteriale diocesano dal 1988 al 1996. Cappellano di Sua Santità dal 1976. Mons. Emanuele Levrero ha concluso la sua giornata terrena come buon operaio del Vangelo il 31 ottobre 1999 ed è stato tumulato nel cimitero di Carrosio il 2 novembre. Il Card. Tettamanzi ha ricordato nell'omelia come la casa di Don Levrero fosse quella di ogni suo parrocchiano (di ieri e di oggi) dove la sofferenza e la necessità richiedessero la sua presenza senza pretese, senza sussiego. Tutti, familiari, parrocchiani vecchi e giovani, confratelli ricordano le sue capacità organizzative, la precisione nella liturgia e nel canto, la spiritualità profonda ed ancorata nella realtà, la disponibilità all'ascolto, la dedizione agli impegni pastorali, la generosità nell'assumere qualsiasi impegno anche gravoso. Il suo stile di vita e di ministero andava all'essenziale. Solo dopo molto tempo è stata riconosciuta l'opera generosissima e rischiosa a favore degli Ebrei da lui compiuta negli anni della loro persecuzione nazifascista.
“Mai - scrive di lui Mario Macciò nel libro “Genova e ha Shoah – salvati dalla Chiesa” - come negli anni dell'occupazione tedesca e della guerra fratricida, il Prete è stato vicino al suo gregge; mai, come in quei mesi, perseguitati ed oppressi hanno sentito la grandezza della missione sacerdotale”. La storia di Don Levrero – un “Perlasca di oltre Lanterna” - cominciò negli anni tormentati e difficili seguiti all'8 settembre 1943. Con lui viveva la sorella Erminia che gli faceva da perpetua.
Un tardo pomeriggio di metà dicembre “u Petrin”, aiuto dell'anziano sacrista di S. Bartolomeo, si rivolge a Don Levrero chiedendogli di ospitare temporaneamente nei locali dell'Oratorio la sorella con il marito e la figlioletta Myriam. Erano arrivati improvvisamente, dopo un avventuroso viaggio dalla Francia, per sfuggire alla cattura della polizia di Petain, che dava la caccia agli Ebrei: il cognato del “Petrin” era, infatti, ebreo. A questa prima famiglia, ospitata nell'Oratorio da Don Levrero, ben presto se ne aggiunsero altre, tutte ebree: ebbero rifugio sicuro nella cabina del cinema parrocchiale, nella soffitta dell'Oratorio ed anche in cantina. Don Levrero solo a pochissime persone, e tra queste il Segretario del Card. Boetto, Don Repetto, rivelò le vicissitudini, i pericoli corsi ed i suoi interventi per salvare tante vite umane dalle persecuzioni nazifasciste. Dalle testimonianze raccolte si parla di oltre 400 persone salvate. A Sampierdarena coloro che sapevano, cercavano di aiutare il loro Parroco nella non facile opera di nascondere i suoi “ospiti”.
In quel periodo le elemosine nelle cassette della Chiesa erano consistenti, perché finalizzate ad aiutare la mensa degli “ospiti”, il cui numero andava sempre aumentando.
L'onorificenza “Giusto tra le Nazioni” della Corte Suprema di Israele è stata consegnata alla nipote durante una commovente e storica cerimonia il 2 dicembre 2009 presso la Sinagoga di Genova. E' la dott.ssa Sara Ghilad, Assistente Affari dell'Ambasciata d'Israele, a consegnare l'onorificenza nelle mani di Anna Bozano, nipote di Mons. Levrero, (figlia della sorella maggiore Emilia), presente insieme alla sorella Carla.
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