La storia del ‘Pio XII’
Un sogno realizzato dal CSI: la struttura fu intitolata al ‘Pontefice sportivo’ e inaugurata dal Card. Giuseppe Siri nel 1956
Nell’immediato dopoguerra il Csi (Centro Sportivo Italiano) a Genova si organizza capillarmente grazie soprattutto al Card. Arcivescovo Giuseppe Siri che crede moltissimo nel valore educativo dello sport e si fa promotore di moltissime iniziative in tutta la città per creare campetti parrocchiali, fondamentali luoghi di aggregazione per i giovani in quegli anni.
Card. Siri che ricordiamo, nato il 20 maggio 1905, aveva giocato a calcio nei “boys” del Genoa, nutrendo un affetto sempre particolare per la squadra rossoblù.
L’opera più significativa realizzata in quegli anni, non a caso, è lo stadio Pio XII, attualmente sede esclusiva degli allenamenti del Genoa, a Villa Rostan di Pegli.
E’ una dimora patrizia costruita fra il 1564 e il 1568 da Augusto Lomellini su un terreno appartenente alla sua famiglia fin dal 1343.
La villa, che conserva anche alcune decorazioni originali, come gli affreschi di Bernardo Castello, è stata con il suo splendido giardino meta di villeggiatura di molte famiglie reali europee.
Passò in via ereditaria prima alla famiglia Rostan alla fine del Settecento e poi, un secolo dopo, alla famiglia Raggio.
Nel parco della villa, una fredda mattina del gennaio del 1951, alcuni dirigenti del Centro Sportivo Italiano, tra i quali il presidente Giacomo Costa, si riunivano con tante idee e pochi mezzi economici, cercando di capire se l’ampio spiazzo retrostante alla dimora potesse diventare un grande impianto con campo di calcio, ma anche pista di atletica, tribune per il pubblico, spogliatoi.
Era un sogno che si faceva quasi fatica a sognare: ci furono problemi di ogni tipo, burocratici e tecnici.
Il Card. Arcivescovo Giuseppe Siri, con la sua autorevolezza morale prese in mano direttamente la situazione affidando a Mons. Giovanni Cicali, direttore dell’Auxilium, la direzione dei lavori. Mons. Cicali si era già distinto durante quegli anni complicati in compiti particolarmente gravosi: seguiva personalmente le attività del cantiere tornando spesso in Curia con le scarpe sporche di “zetto” per riferire al Cardinale.
Lo stadio venne solennemente inaugurato, come racconta nei dettagli un bellissimo articolo de “il Nuovo Cittadino”, il 22 maggio 1956 alla presenza delle massime autorità civili e religiose della città e del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Russo.
Dopo la benedizione il Card. Siri, si evince dall’articolo, lesse il telegramma giunto dalla Santa Sede e auspicò che anche le future generazioni di sportivi considerassero questo stadio una palestra per l’onore e la dignità della loro vita.
Lo stadio è stato intitolato a Papa Pio XII, in occasione del suo ottantesimo genetliaco.
Papa Pacelli è considerato il primo “Pontefice sportivo”: riconobbe nello sport uno dei migliori strumenti di comunicazione di massa. Il 9 Ottobre 1946, ad esempio, accolse a Roma più di 50.000 sportivi che sfilarono per le vie fino in Piazza San Pietro.
In quella folla di atleti erano rappresentati tutti gli sport del Csi, nato due anni prima: Papa Pio XII lodò il Centro Sportivo Italiano per la strada già percorsa esortando anche per il futuro.
“Lo sport è fonte di beni fisici ed etici - disse Pio XII - va proposto a tutti i giovani. Anche i più disagiati.”
Ai ragazzi nell’immediato dopoguerra veniva presentato come un’alternativa alle difficoltà esistenziali, un’ideale di vita coraggioso, ottimista. In questo ambito si collocava, allora come 73 anni fa, la funzione di un “associazione” come il Csi: educare le persone attraverso lo sport.
L’emozionante storia della nascita dello Stadio Pio XII dovrebbe invece insegnare al Csi, ma non solo, che i sogni si possono realizzare se c’è la determinazione giusta, la buona volontà e l’armonia tra soggetti diversi che perseguano però un unico fine.
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