Mass media in Italia, fra oligopolio e precariato
Uno studio del Centro per il pluralismo e la libertà dei media analizza lo stato dell'informazione
Il Centro per il pluralismo e la libertà dei media, sostenuto dalla Commissione europea, ha recentemente effettuato uno studio che ha approfondito il panorama dei media e dell’informazione in ogni singolo paese UE.
Per quel che riguarda l’Italia, rispetto al pluralismo, Rai, Fininvest, Sky e Cairo realizzano il 90% delle entrate del mercato audiovisivo; quattro sono le società che hanno il 56% dei proventi del mercato radiofonico e quattro a spartirsi il 62% di quello dell’informazione stampata.
Rispetto al servizio pubblico, lo studio evidenzia come la politica spesso possa influenzare nomine e informazione, indebolendone di fatto il ruolo proprio di “servizio”.
Le criticità poste in evidenza da questa indagine riguardano il conflitto di interessi e la debolezza economica dei media più piccoli. Desta preoccupazione anche il numero di giornalisti sotto scorta, ben 22.
Relativamente alla professione giornalistica, il precariato dilaga, a motivo della calata redditività dei media; le donne sono le più penalizzate in quanto a ruoli dirigenziali.
Infine una finestra sull’informazione online: mancano dati relativi al filtraggio dei contenuti e alla trasparenza della regole della par condicio.
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