Banco Alimentare, indispensabile!
La presidente Andraghetti: "L’aumento della povertà causato dalla pandemia ha portato ad un +25% di cibo distribuito a chi ha bisogno"
Ad un anno dall’inizio della pandemia, il Banco Alimentare della Liguria tira le somme di quanto erogato, e registra un +25.5% di cibo distribuito rispetto all’anno precedente, con un significativo aumento, + 12.716, delle persone raggiunte.
Sono dunque in totale 62.549 le persone che si sono rivolte alla rete del Banco Alimentare della Liguria.
Questo dato significativo ben si associa alla diffusione delle stime Istat per il 2020, che hanno rilevato un aumento assoluto della povertà nelle famiglie italiane: la pandemia dunque è andata a incidere sulla vita quotidiana non solo dal punto di vista sanitario, ma anche dal punto di vista economico.
Nonostante le limitazioni imposte dall’emergenza, il Banco Alimentare ha continuato la sua attività di recupero e redistribuzione del cibo alle strutture che aiutano le persone bisognose.
Abbiamo incontrato Gabriella Andraghetti (nella foto), presidente del Banco, per commentare con lei i dati emersi nel corso dell’anno, e per conoscere meglio l'attività che svolge questo ente.
"Il servizio del Banco è principalmente quello di fare da ponte fra l’offerta e la domanda: raccogliamo il cibo in eccedenza da vari enti e dall’AGEA, Agenzia per le erogazioni in agricoltura, e lo redistribuiamo agli enti e alle associazioni che aiutano chi si trova nel bisogno”.
Quali tipologie di prodotti recuperate e quali sono le fonti di approvvigionamento del Banco Alimentare?
“Il Banco Alimentare distribuisce principalmente due tipologie di prodotti. Una tipologia è rappresentata dalle eccedenze delle aziende alimentari e dei supermercati, mentre un'altra tipologia di prodotti arriva dalla AGEA, Agenzia per le erogazioni in agricoltura, che fa produrre degli alimenti appositamente per gli indigenti basandosi su fondi europei e fondi nazionali.
Gli alimenti freschi e freschissimi vengono consegnati alle mense e alle residenze, poichè hanno scadenze vicine e devono essere reimpiegati e cucinati subito. Possiamo anche recuperare i pasti preparati e non consumati presso le mense scolastiche e aziendali. Per fare alcuni esempi, il Banco Alimentare ha un accordo di collaborazione con Ansaldo Energia, Leonardo, Fincantieri ed Erzelli, che hanno mense aziendali attualmente funzionanti, anche se in maniera più ridotta per via dell'emergenza sanitaria. In questo caso, recuperiamo i pasti preparati che non escono dalla cucina, sottoposti ad abbattimento di temperatura per poi essere consumati nelle successive 24 ore. Sono le stesse mense e le residenze convenzionate con il Banco e presenti sul territorio ad occuparsi del ritiro e della redistribuzione dei pasti eccedenti. Il Banco si occupa anche del ritiro e della redistribuzione degli alimenti non utilizzati nei catering in occasione di congressi ed eventi. In questo caso le regole per il ritiro e la redistribuzione sono più stringenti.
Esiste anche un accordo con la compagnia Costa Crociere, che dona al Banco, dopo essere stato abbattuto di temperatura, il cibo eccedente che non è uscito dalle cucine della nave al termine della crociera. All'attracco, sia a Savona che a Genova, il Banco ritira il cibo, in questo caso di qualità elevatissima: questo rappresenta un valore aggiunto sul piano nutrizionale e una gratificazione per chi lo consuma.
In ultimo, c'è la Giornata della Colletta Alimentare, che raccoglie dai supermercati quanto viene donato da chi fa la spesa.
La giornata è preziosa sia perché permette di raccogliere cibi che solitamente arrivano al Banco in quantità ridotta, come per esempio lo scatolame, la pasta e il riso, gli alimenti per l'infanzia, sia perché è un modo per sensibilizzare al tema della povertà dando l'opportunità a ciascuno di contribuire in modo semplice facendo la spesa. La risposata delle persone è sempre molto positiva, e il cibo donato è tantissimo".
Il Banco Alimentare fa dunque "da tramite" fra l'offerta e la richiesta delle eccedenze?
"Il servizio del Banco è proprio questo; va però aggiunto anche il supporto amministrativo e burocratico: ci occupiamo infatti anche delle dichiarazioni di quanto elargito e reimpiegato sia per le aziende donatrici, che grazie alla convenzione con il Banco godono di sgravi fiscali e contributivi, sia per le associazioni e gli enti che ritirano i cibi donati. Lo scopo del Banco è proprio quello di aiutare gli enti e le associazioni che aiutano i più poveri".
Come vengono scelti questi enti?
"Il Banco vuole essere certo di collaborare con chi effettivamente si adopera per gli altri, e lo fa raccogliendo la documentazione relativa alle associazioni, a partire dallo statuto, e poi andando a visitare le sedi per capire se sono idonee alla conservazione e alla distribuzione dei cibi. In caso affermativo si stabilisce una convenzione. Gli alimenti che provengono dall’AGEA hanno una regolamentazione differente: tutto deve essere rendicontato e tracciato. Tutti i Banchi alimentari d'Italia, tramite un programma di magazzino, hanno il compito di occuparsi di questa documentazione, e lo stesso devono fare le associazioni riceventi. Si tratta di un lavoro necessario poiché gli alimenti che arrivano dall'Agea sono fondamentali per dare aiuto: pasta, riso, olio, formaggi, latte, confetture di frutta, legumi, pelati, biscotti, alimenti per l'infanzia, parmigiano. Arriverranno a breve caffè, macedonie, succhi di frutta, creme spalmabili, salumi: è dunque necessario impegnarsi nella rendicontazione per non perdere questa fonte di approvvigionamento".
La burocrazia è tanta?
"E' tanta ma è necessaria. Compito del Banco, a questo proposito, è anche quello di andare a visitare nel corso dell'anno una percentuale delle strutture convenzionate, e verificarne l’appropriatezza della documentazione. Inoltre, ci troviamo in una fase di passaggio fra la tenuta della documentazione cartacea in favore dell'online, attraverso la compilazione di registri informatici. Siamo dunque protagonisti nel supporto informatico di tante associazioni che da questo punto di vista sono in difficoltà. Vale comunque la pena fare questo sforzo per poter accedere a prodotti alimentari di altissima qualità e dai valori nutrizionali importanti".
Come avete gestito questo anno di pandemia? Cosa avete riscontrato da questo osservatorio sulla povertà?
"Lo scorso anno abbiamo imposto ai volontari over 65 di rimanere a casa, pur consapevoli del fatto che non sarebbe stato possibile sospendere la nostra attività. Ci siamo dati un'organizzazione molto rigida fra noi, adottando tutte le misure di distanziamento e igiene. Abbiamo riscontrato fin da subito che per molte associazioni, dovendo fare a meno dei volontari, era impossibile venire a ritirare i pacchi. Per questo ci siamo attivati con i nostri mezzi per fare le consegne. E' stato necessario assumere un autista e un magazziniere che si occupasse della gestione del magazzino di Sanremo.
Sono state fatte centinaia di consegne, a Genova, in provincia e in tutta la Regione, per fare in modo che le strutture che potevano tenere aperto potessero continuare ad aiutare.
Nella pandemia l'afflusso ai servizi è aumentato, e soprattutto si sono presentate nuove tipologie di persone che prima non avevano bisogno: badanti, ambulanti, giostrai. Alla fine si è registrato un aumento del 25,5% delle richieste".
Quale è la prospettiva secondo il suo punto di vista?
"L'emergenza non è finita. Lo sblocco imminente dei licenziamenti e degli sfratti è una spada di Damocle per molti, quindi la collaborazione fra gli enti di solidarietà è più che mai fondamentale. Anche da parte del Ministero ci sono stanziamenti in più. Questo può far immaginare che il cibo non mancherà, ma l'impegno deve continuare".
Su Il Cittadino N. 18 l'intervista completa a Gabriella Andraghetti
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