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Catechesi nell'arte. Iconografia del profeta Elia

A Genova se ne trova traccia a Nostra Signora del Carmine

Catechesi nell'arte. Iconografia del profeta Elia

Il 20 luglio la Chiesa fa memoria di Sant’Elia. Proponiamo in questo articolo un approfondimento sulle tracce della figura del profeta a Genova.

La figura del profeta Elia occupa un ruolo fondamentale all’interno delle Sacre Scritture. Per tradizione considerato esempio di zelo e di lotta a difesa della vera dottrina, egli è infatti uno dei protagonisti principali dei Libri dei Re ove viene narrata non solo la sua vittoria sui profeti di Baal, ma anche la sua attività profetica e le sue energiche azioni volte a estirpare l’eresia.
Elia è inoltre l’unica persona, insieme a Mosè, ad essere salita sul monte Sinai ed è il solo uomo, ad eccezione di Enoch, ad aver avuto il privilegio di ascendere al cielo senza prima dover morire.
In considerazione dell’attività svolta sulla Terra, compare insieme a Mosè nell’episodio della Trasfigurazione di Cristo e, in svariati passi del Nuovo Testamento, viene associato a San Giovanni Battista in virtù del ruolo che ricoprirà durante il Giudizio Universale: la tradizione vuole infatti che Elia sia uno dei due testimoni che, come si legge nell’Apocalisse di Giovanni, alla fine del mondo si scontreranno con l’Anticristo e, dopo essere stati uccisi, risorgeranno.
A differenza infatti di quella ortodossa, la Chiesa Cattolica pare non aver eccessivamente promosso la devozione a questo profeta la cui festa fu infatti introdotta ufficialmente nel Martirologio Romano solo nel 1583.
Costituisce naturalmente un’eccezione l’Ordine della Beata Vergine del Monte Carmelo che ha in Elia il proprio fondatore spirituale, se non materiale, e un modello ispiratore. Benché anche presso i Carmelitani la festa in onore del fondatore sia stata introdotta ufficialmente nel messale piuttosto tardi, è dunque indubbio che le opere custodite all’interno delle chiese dell’ordine costituiscano una preziosa testimonianza della diffusione del culto di Elia in Occidente.
Per conoscere attraverso le testimonianze figurative la storia di questo profeta, punto di partenza obbligato è la Chiesa di Nostra Signora del Carmine e Sant’Agnese.
Officiata dai frati dell’ordine fin dalla sua fondazione nel 1262, essa custodisce, infatti, alcune opere che bene illustrano le tipologie rappresentative più diffuse.
In primo luogo occorrerà soffermarsi sulla raffigurazione a figura intera del profeta che campeggia nella parete est dell’abside.
Opera di Manfredino da Pistoia, l’affresco è parte di un ben più articolato ciclo realizzato per celebrare l’intero ordine e, in particolare, i santi e le devozioni tipiche dei Carmelitani.
Il profeta Elia, non a caso posto in relazione con San Giovanni Battista, non viene raffigurato con i tradizionali attributi iconografici ma solamente con un cartiglio, che ne agevola il riconoscimento, la lunga barba e l’abito carmelitano. Per queste sue caratteristiche l’opera si discosta sensibilmente dalle raffigurazioni di Elia più note in Occidente e di cui può essere considerato un primo esempio la scultura, oggi ubicata nell’archivio ma originariamente posta sull’altare maggiore, raffigurante il profeta a figura intera. Anche in questo caso Elia è presentato con il mantello e la lunga barba ai quali, a differenza dell’opera di Manfredino da Pistoia, vengono aggiunti il libro della Parola di Dio e la spada fiammeggiate, allusiva al suo zelo ardente, di cui è visibile però solo l’elsa essendo la lama andata perduta.
Spesso Elia viene raffigurato però anche insieme alla Vergine e ad altri santi. Esempi sono visibili nella Basilica dell’Immacolata Concezione, ove Antonio Canepa realizza per la cappella di Nostra Signora del Carmine due bassorilievi marmorei raffiguranti Elia e San Simone Stock da posizionare ai lati di una scultura della Madonna con lo scapolare, e, ancora una volta, nella chiesa del Carmine.
Nell’ambiente che ospita l’archivio è posizionata infatti una lunetta raffigurante la Madonna con il Bambino e, ai lati, il profeta Elia e San Giovanni Battista.
L’accostamento del profeta veterotestamentario con il Battista è una scelta che potrebbe essere stata motivata dai confronti, frequenti nel Nuovo Testamento, tra il Battista, che aveva preceduto la venuta di Cristo, ed Elia che, come si è già accennato, secondo una consolidata tradizione, supportata anche dalle parole di Malachia, sarebbe tornato alla fine del mondo per preparare l’avvento del Messia.
In quanto fondatore dell’intero Ordine dei Carmelitani, Elia viene naturalmente raffigurato nelle chiese non solo dei Calzati, ma anche degli Scalzi che dalla riforma di Santa Teresa e San Giovanni della Croce ebbero origine. Sulla facciata della chiesa di Sant’Anna, prima fondazione dei Carmelitani Scalzi al di fuori della Spagna, è visibile un bassorilievo marmoreo di scuola fiorentina. Datato alla fine del XVI secolo, raffigura la Sacra Famiglia con Sant’Anna riconoscibile per l’abbigliamento e la presenza sulle ginocchia del libro con il quale, secondo la tradizione, avrebbe insegnato a leggere alla figlia.
La struttura compositiva dell’opera vede, in posizione centrale, il gruppo composto da Sant’Anna e dalla Vergine, intente a sorreggere il Bambino, e sulla sinistra San Giuseppe.
La particolarità dell’opera consiste nel fatto che la figura maschile sulla destra che controbilancia la presenza di San Giuseppe e che, considerando la presenza della madre della Vergine, avrebbe potuto essere San Gioacchino, è in realtà il profeta Elia con in mano la spada infuocata.
Si tratta dunque della variazione di un soggetto tradizionale che nasce evidentemente dalla necessità di ricordare e, al contempo, celebrare il fondatore dei Carmelitani ponendolo accanto alla Sacra Famiglia e a Sant’Anna.
Molto spesso Elia viene però raffigurato nello svolgimento delle sue missioni e nell’adempimento delle azioni per le quali è celebrato nei testi sacri.
Nella chiesa di Nostra Signora del Carmine, ad esempio, è visibile una tela di Giovanni Andrea Carlone raffigurante il noto episodio del sacrificio sul Monte Carmelo.
L’opera, facente parte di un ciclo di dipinti relativi alla storia dei Carmelitani e alle principali devozioni promosse dall’ordine, fa riferimento al passo biblico in cui Elia convoca sul Monte Carmelo tutta la popolazione per assistere alla sfida con i profeti di Baal che dovrà stabilire quale sia il vero Dio.
L’opera del Carlone mostra una significativa aderenza alla narrazione biblica poiché accanto ad Elia, raffigurato con l’abito carmelitano mentre invoca il fuoco divino che immediatamente discende per consumare il sacrificio, vengono posti due personaggi di grande importanza.
Il primo è un seguace del profeta rappresentato mentre versa l’acqua delle brocche sull’altare; il secondo, caratterizzato dagli abiti preziosi, è probabilmente il re Achab che assiste impotente alla sconfitta dei sacerdoti di Baal incapaci di replicare il miracolo operato da Elia.
Le dodici pietre con cui viene costruito, o restaurato, l’altare possono simboleggiare, ad esempio, le tribù di Israele, il fuoco che discende dal cielo appare come una prefigurazione dello Spirito Santo che, nel giorno di Pentecoste, discende sotto forma di fiamme sugli apostoli.

Ilaria Brigati

Fonte: Il Cittadino
Catechesi nell'arte. Iconografia del profeta Elia
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