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Catechesi nell'arte - Matteo, il "Santo esattore"

A Genova gli è dedicata l'abbazia dei Doria

Catechesi nell'arte - Matteo, il "Santo esattore"

Il 21 settembre la Chiesa ricorda San Matteo Evangelista. Proponiamo in questo articolo un approfondimento artistico e storico sulla chiesa omonima nel Centro Storico di Genova.

La chiesa di San Matteo si affaccia sull'omonima piazza che nel Medioevo era il centro dell'insediamento della famiglia Doria, e rappresenta forse l'angolo meglio conservato della Genova medioevale. La chiesa è formalmente ancora oggi abbazia dei Doria.

La chiesa di San Matteo fu fondata nel 1125 da Martino Doria come chiesa gentilizia della propria famiglia. Martino Doria, entrato nei frati benedettini dell'abbazia di San Fruttuoso di Capodimonte dopo essere rimasto vedovo, ottenne dal vescovo Sigifredo di poter costruire una piccola chiesa su terreni di proprietà della famiglia nei pressi della cattedrale di San Lorenzo. L'intitolazione della nuova chiesa a San Matteo era legata alla sua professione di gabelliere, proprio come i Doria, che pertanto ne fecero il loro patrono.
La chiesa, in stile romanico, fu consacrata nel 1132 dal vescovo Siro II alla presenza di papa Innocenzo II.

La chiesa venne completamente ricostruita nel 1278, arretrandone la facciata rispetto alla precedente chiesa romanica. La nuova chiesa, in stile gotico, più grande della precedente, venne realizzata nello stesso stile dei palazzi della famiglia, con i quali è direttamente collegata.
Il paramento a strisce bianche e nere è realizzato alternando marmo bianco e pietra di Promontorio; a sottolineare il suo ruolo di centro prestigioso della consorteria sulle liste di marmo bianco sono descritte le imprese della famiglia Doria. Infine tra il 1308 e il 1310 fu realizzato il chiostro.
L'edificio fu rinnovato a metà del XVI secolo per volere di Andrea Doria: tra il 1543 e il 1547 Giovanni Angelo Montorsoli provvide alla ristrutturazione e decorazione del presbiterio e della cupola ed alla realizzazione della sottostante cripta, poi tra il 1557 e il 1559 su progetto di Giovan Battista Castello vennero radicalmente modificate le navate e, con la collaborazione di Luca Cambiaso, fu realizzata la decorazione, raffigurante episodi della vita di San Matteo.
L'ultimo completamento della decorazione furono gli otto busti di Apostoli realizzati da Nicolò Traverso intorno al 1822.
Della sistemazione gotica si è conservata intatta la facciata a strisce bianche (marmo) e nere (pietra di Promontorio), tripartita da due lesene incorniciate da archetti; il paramento bicromo è arricchito da un grande rosone centrale e da due larghe monofore ai lati. Le liste di marmo bianco sono ricche di iscrizioni che esaltano le gesta di alcuni componenti della famiglia Doria.
Nella lunetta sopra al portale d'ingresso è inserito un mosaico medioevale raffigurante S. Matteo (nella foto). Con la ristrutturazione cinquecentesca l'interno, a tre navate, ha perso quasi completamente il carattere gotico originario.
La cantoria, l'altare con trofei, i due pulpiti e le urne del presbiterio sono attribuiti a Silvio Cosini e Giovanni Angelo Montorsoli. Tutte le decorazioni presenti sono riconducibili alla ristrutturazione cinquecentesca. Nella volta della navata centrale si trovano il Miracolo del dragone d'Etiopia di Luca Cambiaso e la Vocazione di San Matteo di Giovanni Battista Castello. Sull'altare alla destra del maggiore è collocato un dipinto della Sacra Famiglia con Sant'Anna di Bernardo Castello, del XVI secolo; in quello di sinistra, Cristo tra i Santi e i Donatori di Andrea Semino. Alle pareti del presbiterio si trovano le arche in marmo dei santi Pelagio e Massimo, patroni di Cittanova, in Istria, le cui reliquie sarebbero state trasportate a Genova da Gaspare Spinola nel 1381. Sotto all'altare maggiore è conservata una spada appartenuta al "Padre della Patria" Andrea Doria, donatagli secondo la tradizione dal pontefice Paolo III. In una nicchia della navata sinistra si trova una Deposizione di Gesù nel sepolcro, scultura lignea policroma di Anton Maria Maragliano, mentre le statue nelle nicchie dell'abside (Pietà, di ispirazione michelangiolesca, Davide, Geremia, San Giovanni Battista e Sant'Andrea) sono opera del Montorsoli, al quale si deve anche la cripta sotto il coro, con la volta in stucchi dorati, alla quale si accede per una scala in marmo, che ospita la tomba di Andrea Doria, anch'essa opera dello stesso artista. Nella chiesa si trovano anche le tombe di altri esponenti della famiglia Doria, tra cui Lamba Doria, vincitore di Curzola, Oberto, vincitore della Meloria, Luciano, artefice della vittoria nella battaglia di Pola, in cui egli stesso perse la vita, Filippino, Giannettino e Pagano.
Dalla piazza attraverso un arco sul lato sinistro della chiesa si accede al chiostro, racchiuso tra le facciate delle case adiacenti; di forma quadrangolare, con eleganti archi a sesto acuto in mattoni su colonnine binate, fu costruito tra il 1308 ed il 1310 ad opera di un "Magister Marcus Venetus” per volere del priore Andrea di Goano, come ricorda l'iscrizione su un capitello presso l'ingresso; al centro sorge un piccolo pozzo.

Ilaria Brigati

Fonte: Il Cittadino
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