Comunità diocesana
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Straordinaria accoglienza africana

Testimonianza dell'esperienza missionaria dei diaconi Gabriele e Francesco con il Rettore del Seminario - seconda parte

Straordinaria accoglienza africana

Ecco la seconda parte della testimonianza di don Fully Doragrossa, Rettore del Seminario Arcivescovile, che si trova in Africa con i diaconi Gabriele Barbieri e Francesco Quell’Oller per un’esperienza missionaria nell'ambito della formazione al presbiterato.

La nuvola rossa ci segue anche a Bangui. Il martedì infatti partiamo, non prima di aver visitato ancora luoghi di straordinaria vitalità della chiesa africana di Bouar: i tre Seminari minori costruiti in collina, a Yolè, piccole cittadelle dove i Frati Cappuccini, i Frati carmelitani e la Diocesi propongono a 250 ragazzi un cammino di formazione con attenzione vocazionale di livello molto alto, la scuola soprattutto. C’è poi una capacità di vivere assieme e di badare al sostegno economico in proprio in quanto queste piccole e vere cittadelle si mantengono producendo da sé quasi tutto il cibo di cui hanno bisogno attraverso coltivazioni e allevamenti.
La scuola di musica, fondata dal frate polacco Benek, propone un misto di musica africana e europea educando a suonare strumenti, al canto, guardando dunque alla bellezza come sviluppo possibile.
Il convento di Clarisse, unico convento di clausura del Centrafrica ospita tre suore italiane e tre centrafricane: ubicate a fianco della Cattedrale, sono una luce ardente di preghiera che si contamina con una piccola porticina aperta ai poveri e si mantiene facendo le ostie per tutto il Centrafrica e tutto il Ciad!
Le Suore missionarie del lieto messaggio o Missionarie rurali della Venerabile Formai Serafina di Pontremoli hanno anche loro scuole e la parrocchia a Wantiguera che ci ospitano insieme ai preti polacchi per una cena italiana preparata dalla mitica suor Nazzarena, calabrese di Petilia Policastro venuta a accudire i centrafricani.
C’è un centro per malati di AIDS dei Betarramiti, dove vengono seguite più di 1.200 persone ambulatorialmente, fornendo loro le medicine e l’attenzione che oggi fanno dell’AIDS una malattia cronica, seppur assai invalidante. Vengono curati anche malati non sieropositivi.
Le suore che erano presenti a Bocaranga hanno scuole e asili anche a Bouar, dove i bimbi ci accolgono stringendosi attorno a noi come mille pulcini che arrivano di corsa festanti (vedere un bianco per loro è come vedere un Ufo, ne sono attratti e incuriositi). Gli alunni sono in centinaia, stipati in classi dai numeri che non vi dico per non dare idee ai futuri Ministri dell’Istruzione. Lavagne, gesso, tavolette di ardesia al posto dei quaderni… ma il poco è meglio del niente e le necessità aguzzano l’ingegno.
Ricolmi di questa grazia operosa della diocesi di Bouar ci dirigiamo con lungo viaggio su un percorso asfaltato come una gruviera svizzera verso Bangui.

Qui, la nuvola rossa non ci segue solo dal cielo ma dal basso.
La capitale ha strade polverose e spesso solamente sterrate ma ha anche migliaia e migliaia di moto (non scooter, che verrebbero distrutti in due giorni, ma moto!) che sono il mezzo di trasporto principale del paese e sfrecciano in modo folle, disordinato in apparenza ma che ha poi un effetto sciame per cui pare impossibile ma non cadono né si toccano mai. Attraversiamo strade stracolme di gente che vende e compra per terra in condizioni per noi impensabili, avvolti da una polvere rossa alzata dalle moto e macchine e dispersa dal vento.
Anche a Bangui la Chiesa Centrafricana ci accoglie, ospiti la notte e per il cibo dei padri di Padre Pio, Congregazione nuova diffusa in Africa Italia e Polonia.
Qui hanno uno studentato, una scuola, l’ennesima che visitiamo con 1.500 bimbi fino al liceo, un ambulatorio a immagine di quello di San Giovanni Rotondo con una bella accoglienza che alla fine del viaggio ci certificherà pure che siamo rimasti immuni dalla malaria.
Ogni giorno celebriamo e preghiamo con loro. Siamo in vacanza e quindi ci concediamo il lusso di sveglie un po’ più tardi; celebriamo sempre alle 6.30 del mattino. Anche i frati Capuccini ci ospitano spesso, anche se le camere le hanno tutte occupate dalla Conferenza episcopale Centrafricana, la quale pure lei ci ospita un giorno a pranzo.
Incontriamo di nuovo il vescovo Aurelio e insieme al vescovo Mirek incontriamo il Cardinale Nzapalainga, Arcivescovo di Bangui, che, lo ricordiamo, ha ospitato l’apertura della Porta Santa speciale nell’anno giubilare della Misericordia del 2016 e definita dal Papa Francesco per l’occasione “Capitale spirituale del Mondo”.

Visitiamo il Seminario e la facoltà di Bangui dove incontriamo Don Giuseppe, un prete della diocesi di Berberati, Rettore, che ci ospita a pranzo coi professori dedicati allo studio che vivono in Seminario. Struttura che ospita ben cento seminaristi da tutte le diocesi del Centrafrica.
Anche qua bellissimo scambio anche culturale. D’obbligo qualche giretto nella capitale a vedere il grande fiume Bangui, principale affluente del fiume Congo; un fiume, il Bangui, naturalmente enorme che divide Centrafrica dal Congo Repubblica democratica. Una volta era il fiume la vera autostrada attraverso la quale tutto giungeva al cuore dell’Africa o ne partiva.
La riva che osserviamo al di là del grande fiume è già infatti Repubblica Democratica del Congo, mentre il fiume proseguendo rimarcherà il confine con la Repubblica del Congo Brazzaville.
Qua visitiamo San Paul, il primo luogo dell’evangelizzazione del Centrafrica datato 1894 (hanno appena celebrato i 130 anni!). Luogo affascinante.
Appena prima lungo il fiume sorprende una grande statua di Prigozin, capo e fondatore della Wagner; segnala infatti il loro quartier generale.
In effetti in città la presenza militare è piuttosto forte tra esercito regolare, Wagner e ONU (con soldati di tantissime nazionalità europee, americane, africane, orientali…) ma tuttavia discreta.
Li si nota soprattutto nei mercatini per turisti (rari). Ne deriva un equilibrio per ora stabile che crea pace, a quale prezzo non è dato capire e soprattutto non si capisce se è la pace di questo mondo o la pace vera. Quale sarà il futuro del paese è ancora incerto. A febbraio le elezioni presidenziali. Vedremo.
Il vescovo Mirek, a scanso di equivoci, ogni sera ci riaccompagna a casa, dalla comunità di Padre Pio, e passa una abbondante mezz’oretta a chiacchierare con noi.
Anche i preti del Padre Pio ci hanno oramai adottato e ci accudiscono con tanta gentilezza. L’ultima celebrazione è la domenica dai Cappuccini per una Messa finale ancora colma di gioia, canti, feste, danze. Una celebrazione davvero sentita. L’entusiasmo spinge pure noi a leggere le nostre parti della celebrazione in Sango.
Padre Valentino, che ci aveva accolto col Vescovo Mirek quindici giorni prima, ci riaccompagna all’aeroporto di Bangui. L’aeroporto e la visione dall’alto mentre raggiungiamo quota spiega bene perché Papa Francesco la definisce la “Capitale spirituale del mondo”.

L’aeroporto di Bangui fa apparire l’aeroporto di Genova come il Charles de Gaulle di Parigi, mentre alzandoci in volo appare sotto di noi uno stuolo immenso di casette a un solo piano, immerse nella polvere rossa da dove emergono le cime degli alberi. Nessun palazzo, nessuna fabbrica…
È la capitale del paese più povero al mondo. E si vede.
Appena un paio d’ore più in là, ad Addis Abeba, sempre Africa, sembrerà di sbarcare a New York, Roma o Milano… il mondo è cambiato.
E noi, saremo cambiati almeno un po’? Io e Gabriele siamo alla nostra prima Africa. Dicono che poi viene il mal d’Africa. Avendo già il mal di Cuba non so se potrei sopravvivere. Ma se ghe pensu il mal di Zena è inguaribile, tuttavia il Vangelo vuol guarirci da ogni male per costruire un mondo se non proprio a immagine della Trinità almeno un po’ migliore di questo!
E quindi speriamo ci abbia messo dentro il mal d’umanità, il desiderio di scoprire le radici dell’uomo sulla terra come nel cielo, di ogni briciolo d’umanità come di noi stessi. La nuvola rossa ci saluta, sostituita a Genova da una tramontana gelida e limpida come non mai, la nuvola rossa dello Spirito possa invece accompagnarci sempre.
*Rettore del Seminario

Fonte: Il Cittadino
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