Verso la Settimana Sociale. La democrazia tra educazione e informazione
Comunicare oggi: no ai linguaggi d'odio, sì al dialogo
Nell'imminenza della 50ma Settimana Sociale dei Cattolici Italiani, dal 3 al 7 luglio a Trieste, proponiamo alcune riflessioni del Prof. Massimiliano Costa, Coordinatore dell'Ufficio Scuola della Diocesi, sui temi principali che saranno dibattuti nell'ambito dei lavori assembleari.
Il tema della formazione è spesso centrale nei percorsi associativi del mondo cattolico. È un tema che riguarda i giovani, certamente, ma anche gli adulti, su sfere e ambiti forse differenti. Oggi si intreccia decisamente con l’informazione che si cerca e che si riceve, con il dominio del web che troppo spesso non ci aiuta a raggiungere la verità. Formazione e informazione, o meglio viceversa, sono essenziali per una educazione alla Democrazia. Se l’informazione si riduce solo a “propaganda” è facile prevedere l’annullamento del pluralismo e l’avvicinarsi dei totalitarismi, non a caso la storia ci insegna che quando il potere non è democratico si appropria subito del sistema dell’informazione che diviene formazione indirizzata agli obiettivi dell’uomo solo al comando. Ed è il Leader che si preoccupa del rapporto diretto con le masse, dell’essere modello per le persone, del controllo totale delle scelte e financo delle coscienze.
La democrazia che lascia l’informazione libera e indipendente, con contradditorio e punti di vista diversi forse riesce a offrire ad ogni persona la possibilità di trarre ella stessa le proprie determinazioni costruendosi un pensiero, una idea delle libere opinioni. Ma questo processo deve essere formato, educato, preparato altrimenti il rischio del condizionamento, dell’effetto emotivo a cascata, della diffusione veloce di falsità che poi rischiano per i più di essere accettate come verità è davvero grande.
Papa Francesco ci parla di una comunicazione come risorsa umana e come tratto essenziale dell’appartenenza all’umanità stessa che coinvolge la qualità delle relazioni, da perseguire attraverso una educazione profonda, che tenda all’apertura all’altro, radice dell’uguaglianza tra tutte le persone.
Per questo la questione educativa diviene centrale: quale importanza attribuiamo alla scuola nella formazione alla democrazia per far si che i giovani crescano quali “cittadini democratici”? La didattica ed in particolare l’educazione civica hanno un forte rilievo costituzionale, ma debbono misurarsi con la fragilità del sistema scuola. Esso, anche rispetto alla nuova stagione politica, deve misurarsi con revisionismi e timori ad affrontare, con gli studenti e nella formazione dei docenti, temi “difficili” (come Costituzione, Resistenza, mafie, guerra, ecc…). Si rischia così di accantonare il tema “democrazia” o di svilupparlo su presupposti paritetici, come se tutte le posizioni o le idee avessero lo stesso peso e la stessa dignità, mentre ancora una volta è la storia ad indicarsi la via dei percorsi che portano alla vita democratica e di quelli che con manifestazioni che si ripetono, portano a strade anti democratiche.
Dobbiamo comunque essere coscienti che la scuola, oggi, non riesce in questo compito. Alcuni docenti, coraggiosi o illuminati cercano di seguire cammini educativi che fanno riflettere sulla democrazia, ma l’ambiente generalmente fatica. Per questo forse come comunità ecclesiale dobbiamo responsabilmente cogliere questa occasione leggendo la realtà ed impegnandoci con le altre agenzie formative (in particolare famiglia, associazionismo, ecc.) nella formazione del cittadino alla democrazia.
In questi ultimi anni, accanto alle comunità territoriali e lavorative nelle quali sono inserite le persone, hanno assunto un peso sempre maggiore le comunità virtuali, composte in larga parte da chi condivide alcune convinzioni, attraverso cui si veicolano quotidianamente via web informazioni e giudizi, sovente rilanciati senza particolari controlli. In questo ambito assistiamo ad evidenti “linguaggi d’odio”, parole che screditano gli altri, piuttosto che favorire il dialogo e la comprensione, è assai difficile stabilire così relazioni positive caratterizzate da stima e rispetto. Si perde la fiducia e la tensione alla democrazia cala precipitosamente. Senza un clima positivo è molto difficile sperimentare una democrazia reale. Ma questo troppo spesso è opera voluta da chi cerca di trarre vantaggio economico, politico, di potere radicando un ambiente individualista, senza speranza e intriso di paura.
In sostanza, occorre una piena consapevolezza e responsabilità del fatto che ogni atto comunicativo ha un effetto educativo sugli altri oltre che su sé stessi, e in qualche misura ne orienta il pensiero e gli atteggiamenti. Questo vale per tutti. Quindi tanto nella informazione che nella dinamica educativa va considerato il complesso ma basilare rapporto tra verità, ragione, coscienza, dialogo, rispetto della dignità umana.
Massimiliano Costa
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