Il messaggio della CEI per il Primo maggio: serve una nuova alleanza sociale

Un appello alla responsabilità quello lanciato dalla CEI nel messaggio per il Primo maggio nel quale si denuncia come sia ancora presente “il lavoro povero”, le discriminazioni verso le donne, lo sfruttamento degli immigrati, gli incidenti sul lavoro e il mismatch, ossia il disallineamento tra domanda e offerta che colpisce i giovani.

La CEI ricordando la Bolla di Papa Francesco per l’indizione del Giubileo, Spes non confundit, rammenta che “la tutela, la difesa e l’impegno per la creazione di un lavoro libero, creativo, partecipativo e solidale, costituisce uno dei segni tangibili di speranza”.

Se il dato statistico sulla disoccupazione, in forte calo, potrebbe spingere all’ottimismo, “sappiamo invece che dietro persone formalmente occupate c’è un lavoro povero”. Occorre considerare la situazione delle donne, “che in alcuni ambiti vengono penalizzate non solo con una minore retribuzione, ma anche con l’assenza di garanzie nei tempi della gravidanza e della maternità.

Altro segno di speranza, “la creazione di relazioni virtuose tra datori di lavoro e lavoratori, dove il dialogo, la riconoscenza, i meccanismi di partecipazione, alimentano fiducia e cooperazione mettendo in moto le motivazioni più profonde della persona e facendo crescere la forza dell’impresa e la qualità del lavoro”.

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